Nella tela del ragno (parte 3)

Elastiche, ingegnose, resistenti al vento e alle tensioni, le ragnatele sono capolavori di tecnologia animale: i ragni le usano per catturare le prede, per costruirsi una casa, per proteggere le proprie uova, per accudire i piccoli, per sedurre le femmine e per accoppiarsi. Sono il loro universo (parte 3).

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Nella tela del ragno (parte 3)

Elastiche, ingegnose, resistenti al vento e alle tensioni, le ragnatele sono capolavori di tecnologia animale: i ragni le usano per catturare le prede, per costruirsi una casa, per proteggere le proprie uova, per accudire i piccoli, per sedurre le femmine e per accoppiarsi. Sono il loro universo (parte 3).

Nelle precedenti puntate (1 e 2) abbiamo parlato della ragnatela come strumento per cacciare. In realtà la seta prodotta dai ragni è un materiale multiuso. Certamente è utile per intrappolare ogni genere di insetti, ma può servire a costruire un rifugio, a proteggere le proprie uova, a sollevarsi in volo e anche per fare sesso. I maschi dei ragni, infatti, non hanno un organo copulatore presente all’estremità dell’addome come i loro colleghi insetti; ma producono un minuscolo velo di seta, la cosiddetta “tela spermatica”, all’interno della quale raccolgono il proprio seme, emesso da una cavità dell’addome. Subito dopo lo “aspirano” all’interno dei pedipalpi, il primo paio di appendici attorno al capo che, tra le altre cose, hanno la funzione di introdurre lo sperma nel corpo della femmina. A questo punto lui è pronto a entrare in azione, ma… c’è un problema non da poco: le femmine sono quasi sempre più grandi, forti e aggressive (v. foto sotto), perché devono produrre molte e uova e proteggerle. E quindi un pretendente non può pensare di avvicinarsi a una possibile compagna, che è un’ottima cacciatrice, senza prendere adeguate contromisure.

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Una coppia di Nephila ianurata. Il maschio (appena visibile) è molto più piccolo della femmina (F. Tomasinelli).

Amore, posso suonarti la tela?

Alcuni ragni fanno spettacolari parate di corteggiamento, simili a quelle degli uccelli, ricorrendo a colori e danze articolate, per farsi riconoscere. Il campioni di questa disciplina sono i ragni saltatori australiani del genere Maratus, conosciuti come ragni pavone. Altri ancora, tra cui le grandi migali tropicali, tambureggiano sul terreno con i pedipalpi, con sequenze precise, tipo codice Morse, che consentono ai partner di riconoscersi. Anche in questo caso la ragnatela in può diventare uno strumento ideale per comunicare. I maschi di molte specie, tra cui il nostro ragno crociato (Araneus didadematus), si avvicinano alla trappola della potenziale compagna e suonano alcuni raggi come le corde di una chitarra. Se l’accordo è giusto, la femmina risponde e lui si fa avanti per fecondarla.

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Maschio di ragno saltatore Phileus chrysops che corteggia la femmina con una danza e i colori accesi (F. Tomasinelli).

Regali e pacchi

Chi non ha una “ragnatela da suonare” deve essere più creativo.  Per fare buona impressione il maschio di Pisaura mirabilis, un ragno che caccia senza tela, comune anche in Italia, porta alla femmina un regalo di nozze, sotto forma di una piccola preda, rivestita da un sottile velo di seta bianca. Lei lo esamina e si concede, se il regalo è di alto livello. Capita spesso, però, che il maschio, subito dopo l’unione, cerchi di riprendersi il dono – e a volte ci riesce pure – per andare a corteggiare un’altra femmina. Si è anche osservato che, se le prede sono scarse, lui non si preoccupa neanche di confezionare un vero regalo: fa una pallina di terra, la fascia per bene e la offre alla femmina: un vero “pacco”, che la femmina ovviamente non apprezza. L’accoppiamento, però, richiede meno di un minuto quindi è facile che il maschio ingannatore riesca a scamparla. Sembra incredibile che un ragno possa fare qualcosa di così “umano”. Ma anche questo, come la costruzione delle trappole più complesse, è un comportamento con forti basi genetiche: il giovane maschio non deve imparare niente: alla nascita sa già che cosa deve fare per incantare le femmine della sua specie.

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Maschio di Pisaura mirabilis con preda appena catturata, che diventerà un dono nuziale (F. Tomasinelli).

Subacqueo

Davvero con la tela i ragni fanno di tutto, compresa la costruzione di ricoveri e nidi, anche sott’acqua. Come il ragno palombaro (Argyroneta aquatica) che vive solo negli stagni in Europa e non ha eguali in nessun’altra parte del mondo. Per sopravvivere e cacciare nell’elemento liquido questo ragno ha bisogno di uno stratagemma per poter respirare, visto che non è dotato delle branchie come i pesci. Così raccoglie l’aria in superficie e la conserva in una stupefacente struttura che è l’equivalente della campana dei sommozzatori. In pratica costruisce tra la vegetazione acquatica un’elaborata opera di ingegneria, la cui struttura portante è costituita dalla seta che viene assicurata alla vegetazione sommersa. Una volta ultimato il telaio della sua futura tana, il ragno compie più viaggi verso la superficie non solo per respirare, ma anche per prelevare bolle d’aria con l’addome; queste, una volta intrappolate dalla peluria, vengono portate al di sotto della tela e rilasciate con l’ausilio delle zampe posteriori, fino a formare un involucro di 2-3 centimetri di diametro, tale da poter ospitare comodamente il ragno al suo interno.

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Ragno palombaro Argyroneta aquatica immerso con la sua riserva di aria personale sull’addome (F. Tomasinelli).

In agguato

Ci si potrebbe chiedere quale possa essere il vantaggio per il ragno nel costruire una struttura così complessa: non sarebbe più pratico andare più spesso in superficie a prelevare aria? Ricerche recenti hanno messo in luce le straordinarie capacità della campana, che funziona come una vera e propria “branchia fisica”, permettendo scambi gassosi tra questa e l’acqua circostante. L’ossigeno è infatti molto più “incline” a dissolversi nell’aria piuttosto che nell’acqua, quindi la presenza della bolla sommersa permette di avere un continuo seppur limitato apporto di ossigeno dall’acqua alla campana, estendendo la capacità del ragno di sostare nella sua tana. Con meno viaggi, inoltre, si riduce il rischio di predazione da parte di pesci e grandi insetti aquatici. A questo punto Argyroneta non deve fare altro che stare immobile, con le zampe protese fuori dalla campana, in agguato. Qualsiasi vibrazione tramessa dall’acqua viene avvertita dal predatore, pronto ad avventarsi su crostacei, girini, larve di insetti che costituiscono la sua dieta.

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Ragno crociato Araneus diadematus che controlla le vibrazioni sulla tela con una zampa (F. Tomasinelli).

Come un aquilone

Dall’acqua all’aria: le tela può anche essere utile per volare. I ragnetti appena nati di molte specie che cacciano con le trappole si posizionano in punti esposti al vento e producono un lungo filo di seta. Così lungo da funzionare come un aquilone, che solleva il ragno in aria e lo traporta su lunghe distanze, a volte anche per chilometri. È questo il motivo per cui a volte troviamo piccoli ragni in luoghi inattesi: sulla cima delle montagne, in piccoli isole distanti dalle coste, su una barca in mezzo al mare. Il “volo a vela” è un sistema di dispersione che consente di colonizzare nuovi spazi e allontanarsi in fretta dal luogo di nascita, riducendo la competizione con fratelli e sorelle.

Ha collaborato Emanuele Biggipredatori_microcosmo

Link e approfondimenti
• Il libro Predatori del microcosmo (Ed. Daniele Marson, 2017) di Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli. Con le variegate e sorprendenti strategie di sopravvivenza di insetti, ragni, piccoli rettili e anfibi.
• Una pagina del sito Arachnopilia.net di Tomás Saraceno, con alcuni suoni di varia natura prodotti dai ragni, e registrati con tecniche avanzate di sonificazione.
• Il video, frutto di uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge su iniziativa di Tomás Saraceno, che traduce in suoni le vibrazioni di una ragnatela.

Francesco Tomasinelli
Francesco Tomasinellihttp://www.isopoda.net
Francesco Tomasinelli è fotogiornalista specializzato in scienza, viaggio e natura. Laureato in scienze ambientali, ha scritto e illustrato con le sue immagini 7 libri su animali e aree protette, oltre ad aver progettato mostre scientifiche per musei in tutta Italia. Lavora anche come consulente in studi sulla biodiversità e opere di miglioramento ambientale, ed è ospite regolare della trasmissione di Rai3 GEO come esperto di animali ed ecologia.

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