Come si progetta uno spazio acustico?

Siamo stati nei laboratori di Caimi Brevetti, dove nascono soluzioni tecnologicamente avanzate per la progettazione di ambienti acustici professionali e domestici.

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Come si progetta uno spazio acustico?

Siamo stati nei laboratori di Caimi Brevetti, dove nascono soluzioni tecnologicamente avanzate per la progettazione di ambienti acustici professionali e domestici.

L’esperienza inizia nella camera riverberante, una stanza bianca dalle pareti lucide e diseguali, in cui basta esclamare “Uh!” per rimanere assordati dal rumore. Poi si passa nell’adiacente camera anecoica, ed è come sprofondare in un buco nero che assorbe ogni suono, anche il più violento, confinandolo nel breve arco temporale in cui si sviluppa come una spugna che assorba ogni riverbero. Due ambienti acustici opposti, ed entrambi lontani dalla nostra esperienza: il primo super riflettente, il secondo ultra assorbente. L’uno accanto all’altro, separati da una parete studiata in ogni dettaglio per disaccoppiare ogni possibile interferenza.

Camera riverberante Caimi
L’autore nella camera riverberante, con un generatore di rumore. I microfoni servono a registrare i suoni che si diffondono nell’ambiente, per misurare l’assorbimento degli oggetti presenti. Le pareti sono asimmetriche, per evitare direzioni privilegiate.

Dalla caffettiera al design d’autore

Siamo nei laboratori di Caimi Brevetti, azienda di Novate Milanese che ha una linea dedicata a elementi di design – come tende e pannelli – per realizzare spazi sonori, una nicchia di eccellenza in un settore che attira sempre più attenzione per l’aumentato interesse nei confronti del benessere e per l’aumentata consapevolezza dei problemi relativi all’inquinamento acustico. A guidarci è Giorgio Caimi, responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo e padre delle due camere che abbiamo appena visitato. Giorgio è uno dei quattro figli di Renato Caimi, che nell’immediato dopoguerra fondò l’azienda mettendo a frutto l’esperienza in ambito industriale che aveva maturato lavorando prima nel settore del ciclo (con la Bianchi) e poi dell’automobile (con Autobianchi). «All’inizio non aveva grandi disponibilità, quindi ha cominciato con oggetti di piccole dimensioni, come una caffettiera, la prima schiscetta industriale, un posacenere, la prima pentola con lo scolapasta integrato», racconta Giorgio. «Poi cominciò a interessarsi al settore dell’ufficio e, dal 1992, ad avviare collaborazioni con designer esterni come Carlo Bellini e Mark Sadler».

Nel video, alcune delle attività no-profit che si sono svolte nella camera anecoica. Nell’ordine, il “Progetto Italia” dello scultore Alberto Gianfreda, un’incisione di un brano di Bach del Maestro Fabio Montomoli, una performance con sculture sonore di Pinuccio Sciola da parte del musicista Andrea Granitzio e una performance con diapason e tamburo sciamanico dell’artista Alberto Nigro.

La svolta acustica

L’acustica arrivò dopo, nel 2009, in seguito alla crisi economica innescata dal crollo di Lehman Brothers. «Bisognava inventare qualcosa di nuovo», continua Giorgio Caimi. «E mio fratello Franco tirò fuori l’idea. All’epoca, in Italia c’erano tante aziende – ne avevo contate più di 200 – che vendevano materiali da tagliare su misura. Ma noi non siamo sarti, siamo un’industria. Produciamo in serie. E allora abbiamo puntato a sconvolgere le regole del mercato: abbiamo lanciato un pannello fonoassorbente in poliestere, disegnato da Michele de Lucchi, proposto in 4 colori. A quel punto, per chi pensa lo spazio, la progettazione è molto più semplice: non occorre più valutare i metri quadri di materiale necessario, non occorre una progettazione sartoriale, basta indicare il numero di pannelli. E quella è stata la chiave del successo».

Progettazione e ricerca

Il successo ha portato anche allo sviluppo di competenze sempre più specialistiche di ingegneria del suono, in modo da poter fornire alle aziende non solo il prodotto, ma anche il servizio di progettazione. E per sviluppare le competenze è stata avviata anche un’attività di ricerca e sviluppo (l’azienda, per esempio, collabora con l’Università di Ferrara). Le camere anecoica e riverberante che abbiamo visitato, infatti, servono a testare i materiali e i prodotti. Ma vengono anche messe a disposizione di università, enti e artisti per attività di ricerca, per esempio in ambito medico, neurologico o semplicemente esperienziale.

Laboratori Caimi
Le due porte, nei laboratori di Caimi Brevetti, che portano alla camera anecoica (porta a sinistra) e riverberante (porta a destra). Le due stanze, adiacenti, sono disaccoppiate da una struttra in metallo che serve a ridurre il rumore al minimo nella camera anecoica (Foto A.Parlangeli).

L’intervista

Giorgio mi guarda, siamo arrivati al dunque. Dopo aver fatto il giro dei laboratori e dopo aver avuto un’infarinatura sull’azienda di famiglia, sono finalmente pronto per entrare nel tema di questo articolo. È il momento dell’intervista.

Abbiamo visitato i laboratori, abbiamo visto i materiali. Ma andando nel concreto, dalle abitazioni agli spazi pubblici, come si progetta un ambiente acustico?

Innanzitutto bisogna capire in quale ambiente ci troviamo e qual è il tipo di esigenza. Perché gli uffici hanno alcune caratteristiche, le biblioteche ne hanno altre, le mense e i ristoranti altre ancora. Sulla base di questo, abbiamo sviluppato un software che è in grado di calcolare quanto materiale bisogna mettere all’interno di una stanza per ottenere il risultato desiderato. 

Microscopio Caimi
Ingrandimento al microscopio di una tenda fonoassorbente. La fibra usata è il poliestere (Foto A.Parlangeli).

Che cosa si cerca di fare, in genere? Eliminare il riverbero?

Sì, bisogna intervenire sul riverbero, ma senza eliminarlo del tutto. Perché con un riverbero pari a zero è come essere in una camera anecoica, e non per tutti è una buona esperienza. Anzi. L’assenza di riverbero elimina la spazialità della stanza. Nella progettazione, il riverbero deve essere tenuto sotto controllo e bisogna dare il giusto riverbero a ogni stanza.

In una camera anecoica è come essere in cima al Monte Bianco, attorniati da neve, in totale assenza di vento, perfettamente fermi e senza aerei nel raggio di 40 km. 

Ricordiamo che cos’è il riverbero?

Il riverbero è quanto tempo persiste il rumore, dopo che è stato generato, all’interno di un ambiente. Prendiamo lo scoppio di un palloncino: il rumore in sé è immediato, quello che sentiamo dopo è tutto riverbero (la differenza si sente molto bene in una camera anecoica, ndr). Il tempo di riverbero ottimale dipende dall’ambiente in cui ci troviamo. In un ufficio, per esempio, è di 0,8 secondi. In altre situazioni possono esserci tempi di riverbero più alti, per esempio in alcuni locali pubblici, o molto più stretti, se si parla di ambienti di ascolto di qualità, dove si arriva a 0,3 secondi. In nessun caso si arriva a zero. 

E in un appartamento qual è il livello ideale di riverbero?

Dipende dalle stanze. Dove si dorme, più basso è e meglio è. In cucina, invece, non c’è motivo di tenere sotto controllo il riverbero. Chi ha un home theatre, invece, dovrebbe farlo. E per gli audiofili è molto importante.

Come mai c’è un riverbero ideale per ogni ambiente? È per come ci siamo evoluti?

Penso di sì; ma poi entrano in gioco tanti fattori. Per esempio, in una classe scolastica, va bene tenere sotto controllo il riverbero… ma senza esagerare, perché altrimenti si rende la vita difficile all’insegnante, che deve gridare per farsi sentire. 

Lab Caimi
L’autore ripreso da una telecamera che mette in evidenza le sorgenti dei rumori, in questo caso la voce (Foto A.Parlangeli).

E in un teatro?

In un teatro sono basilari le prime riflessioni; infatti la parte superiore del teatro, normalmente definita a specchio, serve proprio a portare il suono il più possibile verso le ultime file. E poi, in fondo, c’è il materiale fonoassorbente. In passato si usava il velluto, oggi la scelta dei materiali è molto più ampia. Un altro accorgimento era quello di avere le prime file di spettatori molto staccate dal palco, perché così il suono poteva rimbalzare sul pavimento sempre per raggiungere le ultime file. La stessa cosa si può fare in ambito scolastico, per facilitare la vita agli insegnanti. Non è un fattore da sottovalutare, se si considera che il 35% dei docenti italiani a fine carriera ha problemi alla gola. 

Oltre ai pannelli, voi producete anche tende che assorbono il rumore. Quali sono le caratteristiche che le contraddistinguono?

I tessuti hanno caratteristiche diverse da quelle dei pannelli. In generale, abbattono il riverbero e possono essere modulati. Una tenda ondulata, per esempio, assorbe tutte le frequenze acustiche; mentre se è dritta, tesa, tende a eliminare soprattutto alcune frequenze. In base alla distanza dalla parete su cui vengono poste, le tende possono assorbire basse frequenze, medie frequenze o alte frequenze. 

Noi siamo in grado di dare un supporto alla progettazione acustica degli ambienti, per esempio in modo da eliminare – se serve – alcune frequenze, che possono essere legate a un impianto di ventilazione o al traffico stradale, per esempio. I pannelli, invece, in generale devono essere orientati in tutte le direzioni e ne bastano pochi: la loro caratteristica è che riducono il riverbero senza alterare il colore del suono.  

Link e approfondimenti

• Il sito di Caimi Brevetti e le attività no-profit nella camera anecoica.
Un’installazione presso ADI Design Museum.
• L’articolo di Josway sulla camera anecoica dell’Università di Ferrara.
• L’articolo di Josway sulla sonosfera di David Monacchi.

 

Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli è fisico (PhD) e giornalista, caporedattore del mensile Focus. Appassionato di scienza, tecnologia e innovazione, nel 2019 ha conseguito un Executive MBA presso il MIP/Politecnico di Milano. Ha scritto diversi libri, tra cui Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica (Milella 2015, Springer 2019) e Viaggio all’interno di un buco nero (StreetLib, 2019). È stato curatore di La nascita imperfetta delle cose (Rizzoli 2016) di Guido Tonelli, sulla scoperta del Bosone di Higgs; La musica nascosta dell’universo (Einaudi 2018) di Adalberto Giazotto, sulla scoperta delle onde gravitazionali ; Benvenuti nell'Antropocene (Mondadori, 2005) del premio Nobel Paul Crutzen, padre del termine "antropocene" .

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