Home Blog Page 3

Il Cammino del Duca

0

C’è un filo che lega il cuore rinascimentale di Urbino a quello di Gubbio, e quel filo è legato al leggendario Federico da Montefeltro (1422-1482), duca di Urbino e originario di Gubbio, nonché abile condottiero noto per la sua spietatezza. Ora l’Università degli Studi di Urbino è impegnata nella costruzione di un cammino che congiunge le due città, anzi i due palazzi ducali, legati in modo indissolubile alla vita del duca e della sua famiglia.

Palazzi a confronto

Non pago di aver fatto costruire la sua monumentale residenza urbinate, nel 1470 Federico da Montefeltro commissionò al suo architetto di fiducia, il senese Francesco di Giorgio Martini, la costruzione di un secondo palazzo nella città di Gubbio, inclusa nel territorio del ducato e sua città natale. Il palazzo è l’unico esempio di architettura rinascimentale in una città dall’impronta medievale e si distingue per la finezza architettonica e per la ricercatezza delle decorazioni. I saloni sono caratterizzati dalla presenza di camini monumentali e l’arredamento originale includeva uno studiolo, ricoperto di tarsie in legno come lo studiolo gemello di Urbino. I lavori per la sua realizzazione terminarono sotto il regno dell’erede di Federico, Guidobaldo I (1472-1508), per cui sarà conosciuto con il suo nome. Nel 1939 lo studiolo di Gubbio è stato venduto al Metropolitan Museum di New York, dov’è attualmente esposto.

Federico_da_Montefeltro_(1422-1482)
Ritratto di Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Nacque a Gubbio nel 1422.

Svago e ricerca

Il Cammino del Duca, progettato dall’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo in collaborazione con il Club Alpino Italiano (sez. Montefeltro e sez. Gubbio), si sviluppa per circa cento chilometri suddivisi in 5 tappe che attraversano l’Appennino umbro-marchigiano, in un territorio ricco di elementi paesaggistici, ambientali, storico-artistici, culturali e di elevato interesse geologico. Si passa infatti per la Gola del Bottaccione, dove si trovano alcune stratificazioni rocciose (limite K-T) che hanno consentito di elaborare la teoria sull’estinzione di massa avvenuta 66 milioni di anni fa, che determinò la scomparsa dei grandi dinosauri e di altre specie viventi, che sarebbe stata causata dall’impatto di un asteroide sulla superficie terrestre. Portato avanti da un gruppo di docenti di aree disciplinari diverse, questo progetto assume molteplici significati. Il Cammino è infatti oggetto di studio in diversi ambiti, ma è anche aula e laboratorio all’aperto per la condivisione di conoscenze e il coinvolgimento degli studenti (e non solo) e una proposta di animazione territoriale, per la costruzione partecipata di economie sostenibili, insieme a enti locali, imprese, associazioni. Vuole essere, insomma, occasione di svago, di apprendimento e di sviluppo.

Elena Viganò
Professoressa di Economia ed Estimo rurale Università di Urbino e prorettrice alla Sostenibilità e valorizzazione delle differenze.

Link e approfondimenti

Il sito del Cammino del Duca, con tutte le tappe.
• La guida del cammino, in corso di pubblicazione (Monti Editore).
• Gli articoli di Josway dedicati a Federico da Montefeltro: I due rinascimenti di Urbino e Due fratelli, due castelli.

Microsculture in 3D

0

Coni che sembrano alberi, tuffatori, barche a vela, ragnetti rossi e piramidi che avvolgono un singolo capello: sono le sculture micrometriche realizzate all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) a Pontedera (Pisa) grazie a una nuova tecnica di fabbricazione 3D.

Superfici flessibili

Le tecnologie di fabbricazione convenzionali non permettono di realizzare micro-strutture su superfici non planari, curve o con una morfologia complessa. La nuova tecnica consente di manipolare, trasferire e posizionare con alta precisione su superfici di qualsiasi forma strutture tridimensionali, direttamente realizzate tramite una stampa laser.

Ricerca di frontiera

Il gruppo di ricerca utilizza membrane ultra sottili, dello spessore di alcuni nanometri, sia come supporto altamente flessibile sia come ancoraggio per le microsculture, rendendo possibile la fabbricazione su superfici irregolari. La ricerca nasce nell’ambito del progetto europeo 5DNanoPrinting coordinato da IIT e il risultato è stato pubblicato in un’edizione speciale della rivista Advanced Functional Materials dedicata ai materiali e alle tecnologie di frontiera nella microfabbricazione 3D.

 

La chiesa, la montagna e la luna

0

Ci sono immagini che esistono nella mente di chi le cerca, prima ancora che uno scatto le fissi nel sensore di una macchina fotografica. Quella creata da Valerio Minato ne è uno splendido esempio: c’è in primo piano la basilica di Superga, vicino a Torino, e sullo sfondo la luna crescente che sta tramontando dietro il Monviso, illuminata nella parte in ombra dalla luce solare riflessa dal nostro pianeta.

C’è un altro protagonista, nascosto, ed è l’autore. Perché il luogo e il momento dello scatto hanno fissato l’allineamento che rende straordinaria la foto. Del resto, Minato di certo non si trovava lì per caso. Erano anni che ci provava, e in passato per cinque volte era stato bloccato dal cattivo tempo. Ce l’ha fatta il 15 dicembre scorso e la sua foto è stata premiata dalla Nasa il 25 dicembre, cioè nel giorno di Natale, come Astronomy Picture of the Day. Lo abbiamo sentito per chiedergli che cosa c’era dietro questo scatto.

Come ti è venuta questa idea, e che cosa hai fatto per perseguirla?

Vivo a Torino e ho iniziato a fotografare 11 anni fa. Torino è in una posizione molto bella, circondata dalla fascia prealpina che offre parecchi spunti fotografici. Girando, mi sono accorto che nella zona delle colline sopra Chivasso – tra Castagneto Po e San Raffaele – ci sono alcuni punti in cui la basilica di Superga risulta allineata con il Monviso. Quindi ho iniziato a tornare e a cercare punti sempre migliori, fino a quando ne ho trovati 3 o 4 in cui l’allineamento era perfetto, anche se cambiava un po’ la prospettiva al variare dell’altitudine: nel punto più basso, che è quello usato nella foto premiata, Superga risultava visivamente più “vicina” al Monviso. Nelle postazioni più alte, risultava invece prospetticamente più separata.

“La foto è costituita da uno scatto singolo e la luna è tramontata quando era già buio, quindi ho dovuto sacrificare qualcosa. ho sacrificato il falcetto, che è sovraesposto. Ma la vera protagonista della foto è la luce cinerea della luna”

Quindi, adopo aver scattato in varie condizioni – all’alba, al tramonto, con le nuvole, con la nebbia bassa – ho cominciato a cercare un allineamento o col sole o con la luna. Con il sole, però, non sarebbe stato possibile, perché il sole non arriva mai a tramontare con un azimut così basso da permettere l’allineamento. Non restava che la luna. E studiando tutte le tabelle degli angoli azimutali mi sono reso conto che la luna ogni tanto tramonta nella direzione giusta. Le possibilità non sono molte, perché oltre all’angolo contano le condizioni di illuminazione, dunque l’allineamento non deve avvenire né in piena notte, né in pieno giorno. Alla fine, restano due possibilità: una estiva con la luna piena e una invernale con la luna crescente. Dal 2017, quando ho ideato questo scatto, ho tentato cinque volte. Più quest’ultima, in cui è andato tutto bene.

Considerando che ti piace cercare allineamenti, quali sono i più interessanti che hai trovato?

Gioco molto con queste prospettive un po’ spinte, anche riprese da lontano utilizzando focali molto lunghe. Ci sono alcuni allineamenti che ho trovato in questi anni di cui rivendico la paternità. Per esempio, in Val di Susa c’è un punto dal quale risultano meravigliosamente allineate la Sacra di San Michele e la basilica di Superga. Sempre in Val di Susa, più a Nord, ci sono due o tre punti in cui si crea un allineamento molto bello tra la Sacra di San Michele e il Monviso.

Hai mai preso come punto di riferimento il Monte Rosa?

Certamente. Dalla zona di Pino Torinese, Superga risulta allineata con il Monte Rosa. E dalla zona collinare di Torino si vede l’allineamento con la Mole Antonelliana. Ho fatto diversi scatti con questo allineamento; in uno si vede la parte centrale della Mole, dove c’è il colonnato alla base della guglia, che si trova prospetticamente accanto a Punta Dufour (il punto più alto del Monte Rosa e il secondo più alto delle Alpi, a 4.634 m) e si vede addirittura, sempre con un teleobiettivo molto spinto, la capanna Margherita (il rifugio più alto delle Alpi, a 4.554 m). Aspetta, stavo dimenticando uno dei più importanti. Nella pianura tra Carmagnola e Ceresole d’Alba, ho fotografato Superga con la punta del Cervino. Il Cervino si vede molto bene dalle Langhe, però nessuno l’aveva ancora allineato con Superga!

Link e approfondimenti

• Il sito dell’Astronomy Picture of The Day della Nasa, con la foto di Valerio Minato.
Il sito di Valerio Minato e il video di backstage della foto.
• Altre foto premiate dalla Nasa su Josway.

Il viaggio dell’anima tra le torri di Anselm Kiefer

0

Ci sono viaggi che seguono itinerari geografici più o meno lunghi e contorti; altri che si sviluppano in gran parte dentro di noi, e che possono essere altrettanto complessi. A questa seconda categoria appartiene senz’altro I Sette Palazzi Celesti, l’opera dell’artista tedesco Anselm Kiefer che segna la nascita, nel 2004, di Pirelli HangarBicocca come museo di arte contemporanea in un’ex area industriale nella periferia di Milano. «Il titolo deriva da un libro della mistica ebraica del quinto-sesto secolo dopo Cristo, Sefer Hekhalot (il “Libro dei Palazzi/Santuari”) che narra il viaggio dell’anima», racconta Laura Zocco dei Progetti Educativi di Pirelli HangarBicocca. «È un viaggio iniziatico, un cammino per congiungersi al divino, nel quale l’anima deve percorrere sette palazzi, o sette stanze a seconda delle traduzioni, e deve superare gli ostacoli che incontra, solitamente imposti da un angelo che la mette alla prova e che si trova all’interno o al di sopra delle torri. Anselm Kiefer ha restituito l’immaginario di questo viaggio nello spazio di Pirelli HangarBicocca, su una superficie di circa 2.500 metri quadri con un soffitto a 30 metri di altezza, con sette torri in cemento armato di altezza variabile, dai 13 ai 19 metri. Ogni torre è caratterizzata da elementi che la rendono unica rispetto alle altre, e il visitatore è invitato a osservarli perché ognuno di essi ha un significato simbolico».

Laura Zocco, di Pirelli HangarBicocca, spiega I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer (video registrato in occasione di Fermhamente 2023).

1. Sefiroth

Le torri sono disseminate sulla superficie in modo apparentemente casuale e non è indicato un itinerario da seguire, quindi ognuno si può muovere liberamene. Il percorso comincia comunque da Sefiroth, la prima torre, disposta a nord e ricoperta di scritte al neon che replicano la calligrafia dell’artista. Sono i nomi delle sefiroth, appunto, che secondo la mistica ebraica compongono l’albero o della vita e indicano le modalità con cui Dio si manifesta nel creato.

Sefiroth
L’ingresso di Sefiroth, lato nord, con la scritta al neon (Foto A. Parlangeli).

2. Melancholia

La seconda torre è Melancholia, che prende il nome da una celebre incisione di Albrecht Dürer (1471-1528). Sulla sua cima, infatti, vi è un poliedro in vetro molto simile a un analogo solido che compare nell’incisione. Ai piedi della torre, di fronte a un ingresso fantasma, sono ammucchiate centinaia di piccole strisce di vetro e carta che riportano sequenze alfanumeriche trascritte a mano. Sono i codici usati dalla Nasa per classificare le stelle in base alla distanza, alla dimensione e al colore.

Melancholia
La torre Melancholia, con i codici alfanumerici, ai auoi piedi, che indicano le stelle (A. Parlangeli).

3. Ararat

La terza torre è Ararat, sulla cui sommità si intravede la sagoma di una nave. È un’imbarcazione militare della Seconda guerra mondiale, incagliata sulla torre così come l’arca di Noè si arenò sul monte Ararat dopo il diluvio, secondo il racconto della Bibbia.

4. Linee di campo magnetico

La quarta torre è definita come Linee di campo magnetico, ed è la più alta dell’installazione. La sua caratteristica principale si legge nel suo lato Est, sul quale sono poste a diverse altezze pellicole in piombo alle quali sono applicate stampe fotografiche che raffigurano nuvole, alternate ad altre che non riproducono alcun tipo di immagine. Un contenitore cilindrico per bobine cinematografiche, insieme ad altre pellicole, giace anche alla base della torre, vicino all’ingresso.

Linee di campo magnetico
Linee di campo magnetico (Foto A. Parlangeli).

5 e 6. JH e WH

Le torri cinque e sei sono le torri gemelle JH e WH, i cui nomi affiancati compongono la scritta Yahweh, cioè Dio in ebraico, una parola tradizionalmente considerata impronunciabile. Sul pavimento, tra le due torri, si trovano undici massi di forma irregolare e dimensioni diverse. Sono rivestiti di piombo fuso (un elemento dominante in tutta l’opera, per il suo significato alchemico e per quello che ha per l’artista, legato alla sua esperienza durante la guerra) e sono disseminati in modo apparentemente casuale. Sono numerati e sono undici, come i cocci dei vasi che secondo la Cabala luriana si ruppero durante la creazione del mondo.

YH e WH
Le torri gemelle YH e WH (Foto A. Parlangeli).

7. Torre dei quadri cadenti

La settima torre è ricoperta su tre lati da cornici in legno rivestite di piombo, contenenti lastre di vetro impolverate e frantumante in più punti. Altre cornici e altre lastre si accumulano alla base, rievocando tutte insieme l’iconoclastia e la tradizione aniconica della cultura ebraica, ma anche la Notte dei Cristalli del 1938.

Torre dei Quadri Cadenti
Torre dei Quadri Cadenti (A. Parlangeli).

Un’opera in evoluzione

Un viaggio dentro il viaggio è la storia dell’opera in sé, che nasce prima dell’installazione e non è ancora finito, in piena coerenza con l’idea di Kiefer che un’opera non smette mai di cambiare nel tempo, se non quando viene distrutta. E così il percorso delle torri inizia nel parco-atelier dell’artista a Barjac, in Francia, dove ancora oggi si possono ammirare alcune loro “sorelle” – costruzioni simili costruite con blocchi di cemento – esposte alle intemperie. E poi, nel 2015, l’installazione milanese si è arricchita di cinque quadri dell’artista, che ormai fanno parte integrante dell’opera e la caratterizzano fin nel titolo (I Sette Palazzi Celesti 2004-2015). Nel quadro più grande, posto nel lato nord di fronte Sefiroth, compare un uomo di spalle, mentre guarda un fiume che scorre. Di fronte a lui, un grande arcobaleno che attraversa l’intera tela e sul quale sono trascritti i nomi di filosofi tedeschi che hanno perseguito un ideale di salvezza incarnato dall’azione di un leader, da Immanuel Kant a Karl Marx, mentre alla base del quadro sono riportati i nomi di pensatori come Friedrich Nietzsche e Carl Gustav Jung, secondo i quali la salvezza è raggiungibile solo attraverso un percorso di conoscenza di sé stessi.

Die Deutsche Heilslinie,
Il quadro Die Deutsche Heilslinie (“La linea tedesca di salvezza spirituale”), in fondo sul lato nord, di fronte a Sefiroth (A. Parlangeli).

Link e approfondimenti

Il sito dedicato ai Sette Palazzi Celesti di Pirelli HangarBicocca, con la guida all’installazione.
• I Sette Palazzi Celesti nel sito di Google Arts.
Il sito della casa-museo di Anselm Kiefer a Barjac (Francia).

Il meglio di Josway nel 2023

0

Cari amici di Josway,

come ormai da tradizione, nell’augurarvi un felice 2024 vorrei salutarvi facendo il punto sull’anno che si è appena chiuso. È stato un anno in cui Josway ha continuato a crescere e a sviluppare nuove iniziative, come la media partnership con TEDxForteDeiMarmi e la consueta partnership con Fermhamente, il Festival della Scienza di Fermo, che quest’anno ha portato a due novità: 1) una serie di video in fase di pubblicazione (è stato inaugurato un canale Josway_video su YouTube) 2) due articoli di Silvia Benvenuti esplicitamente pensati per Fermo (Alla scoperta di Fermo in 10 tappe e La matematica di Fermo).

Novità nella novità, i contenuti del primo di questi due articoli sono stati georeferenziati e inseriti nell’App Tabui, altro partner strategico di Josway, con cui siamo solo all’inizio del percorso. Qui un altro contenuto più recente pensato per la stessa app. I contenuti pubblicati su Tabui saranno convogliati sul portale del Ministero del Turismo Italia.it

Alcuni contenuti di Josway, inoltre, sono stati citati da Wikipedia, e credo che molti altri articoli meritino questa collocazione, penso per esempio all’indimenticabile serie di Furio Honsell sui numeri naturali, reali, immaginari e surreali, e a tanti altri.

Dal Castello di Rivoli al Cern

L’anno si è aperto e si è chiuso con due esperienze all’intersezione tra arte e scienza, a gennaio con Olafur Eliasson (lo ammetto, questo post – così come la relativa esperienza, a cui si mantiene fedele – è stato particolarmente psichedelico) e a dicembre con una visita al nuovo Science Gateway progettato da Renzo Piano al Cern di Ginevra, dove abbiamo incontrato la curatrice artistica Monica Bello. In più, la scorsa estate, abbiamo raccolto un’intervista a Guido Tonelli sul suo confronto con Michelangelo Pistoletto, in particolare su un tema caro a entrambi, quello delle origini.

Your living kaleidorama
Uno spettatore di fronte a un caleidorama (Your living kaleidorama) nella mostra “Orizzonti Tremanti” di Olafur Eliasson, al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Photo: Agostino Osio Courtesy l’artista; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2022 Olafur Eliasson).

Con Dante Alighieri e Italo Calvino

Ma la novità più rilevante dell’anno, dal punto di vista dei contenuti, è l’inaugurazione del nuovo filone di Scienza&Letteratura con Gian Italo Bischi, che con competenza e leggerezza ha completato due memorabili serie, una sulla scienza della Divina Commedia e una su Italo Calvino. Leggetele, e ammirate le illustrazioni create per l’occasione da Giorgia Gigì, ne vale la pena.

Tra l’altro l’articolo Italo Calvino e la poetica della sostenibilità è stato il più letto dell’anno, e sospetto che qualcuno abbia anche “rubato” il titolo. O forse è una strana coincidenza, chissà.

CALVINO_Tav3
Italo Calvino nell’interpretazione dell’artista Giorgia Gigì (G. Gigì).

Gian Italo Bischi ha anche scritto due sorprendenti articoli su Urbino, che per uno scherzo del destino si sviluppano entrambi attorno al tema del doppio: I due rinascimenti di Urbino (Quello vero e il periodo di Carlo Bo) e Due fratelli, due castelli (Federico e Ottaviano da Montefeltro, il Palazzo Ducale di Urbino e il castello di Sassocorvaro).

Non può essere che Urbino un palazzo che anziché sorgere entro le mura d’una città contiene una città tra le sue mura

(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

L’autore è stato talmente avvincente nella narrazione – ed è questo che mi aspetto dagli autori di Josway, che ti portino con sé – che mi ha convinto ad andare sul posto a vivere l’esperienza. Le foto lo dimostrano.

Da Berenice nel deserto alla Domus Aurea

Anche quest’anno, Maurizio Levi ci ha accompagnato in uno dei suoi affascinanti viaggi, in questo caso a Berenice Pancrisia, la leggendaria città dell’oro nascosta nel deserto; mentre Marco Ansaloni ci ha portato con le sue fotografie d’autore all’interno della Domus Aurea di Nerone.

Viaggio nel corpo umano

Un viaggio più insolito è stato quello che ci ha condotto all’interno del corpo umano, accompagnati dalla sapiente guida del cardiologo Gianfranco Parati. Siamo stati nel nostro organo più prezioso, il cuore, e all’interno del nostro organismo per capire che cosa succede quando andiamo in montagna (lettura fortemente consigliata a chi davvero ci va, per ragioni che gli saranno evidenti leggendo). Abbiamo poi fatto una breve incursione anche all’interno dell’apparato respiratorio, per capire perché russiamo (spoiler, per ragioni evolutive, ma anche qui vale la pena di leggere la risposta completa).
heart4
Una innovativa simulazione completa del cuore umano (Foto iHEART Simulator Team).
Infine Chiara Maggio ci ha accompagnati in un insolito quanto affascinante viaggio nella sessualità attraverso i cinque sensi, in un percorso che per certi aspetti si è voluto ispirare anche alla raccolta incompiuta Sotto il sole giaguaro di Italo Calvino.
https://josway.it/che-cosa-succede-al-nostro-corpo-quando-andiamo-in-montagna/

Lo spirito guida della matematica italiana

Non sono mancati temi più scientifici, a partire da una lunga intervista a David Quammen sull’origine della pandemia di Covid 19 e sulla prossima grande minaccia, l’influenza aviaria. Sorprendente successo – almeno per chi considera la matematica una disciplina “noiosa” (e ovviamente è noioso chi lo pensa!) – ha avuto il breve articolo dedicato a Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa erede di Ennio De Giorgi e mentore di generazioni di brillanti matematici come Camillo De Lellis e Alessio Figalli (medaglia Fields).
https://josway.it/chi-e-luigi-ambrosio-vincitore-del-premio-riemann-per-la-matematica/
È stata poi pubblicata una miniserie dedicata ai grandi numeri. Anzi, ai numeri enormi, territorio oltremodo difficile da esplorare per noi esseri umani, per quanto sempre ambiziosi di oltrepassare i nostri confini.
https://josway.it/grandi-numeri-4-dalle-dita-di-una-mano-ai-mega-giga-zetta-ronna-fino-a-oltre-luniverso/

Pi greco e Napoleone

Due appuntamenti fissi sono diventati ormai i post di Furio Honsell sul pi greco, nella giornata mondiale dedicata a questo numero iconico della matematica (il 3/14 di ogni anno) e quello di Aldo Carioli su Napoleone all’Isola d’Elba. Quest’ultimo, normalmente proposto il 5 maggio, quest’anno è stato ripresentato anche in occasione dell’arrivo nelle sale del film di Ridley Scott.

Napoleone all’Isola d’Elba

Arriva l’intelligenza artificiale multisensoriale

Si parla molto di intelligenza artificiale, e si è parlato molto anche di Gemini, la nuova AI di Google. Molti si sono focalizzati sui parametri tecnici, spesso senza cogliere la sua vera portata innovativa, basata sul fatto che si tratta di un modello progettato specificamente per affrontare dati multimodali, potremmo dire “multisensoriali”. Su Josway ne ha parlato Elena Cuoco, responsabile dell’ufficio di Data Science dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO), che dice: «La multimodalità è il modo con cui il cervello interpreta le situazioni e agisce di conseguenza. Immaginate un video senza audio o un testo senza musica: perderebbero gran parte della propria forza espressiva, perché sono proprio le diverse modalità in input che ci consentono di trarre conclusioni e di comprendere appieno il contesto».

Il Labirinto della Masone visto dall’alto
Il Labirinto della Masone visto dall’alto.

Perdersi in un labirinto e… trovare un tartufo

Per concludere, due esperienze che raccomando a tutti: un giro nel Labirinto di Franco Maria Ricci, il più grande del mondo e la cerca del tartufo, nella stagione autunnale, ad Alba. Ovviamente con mangiata finale!

A caccia del tartufo bianco d’Alba

In più: il meglio di Josway nel 2022