
Chiunque sia stato in Antartide sa che l’attraversamento dell’Oceano australe è un momento di distacco dal resto del mondo. Per almeno due giorni (e anche molto di più, a seconda del tragitto) si naviga in mare aperto, senza nemmeno un’isola a vista d’occhio, in balia di onde di ogni foggia che hanno viaggiato per migliaia e migliaia di chilometri senza aver incontrato terraferma. Lo si potrebbe paragonare a un deserto senza oasi. È uno dei mari più insidiosi del mondo, proprio perché avvolge un intero continente senza essere frenato da alcuna barriera. Ma è soprattutto uno spazio di separazione, che segna la distanza tra le aree popolate dall’uomo e la più sterminata distesa di ghiaccio del pianeta – circa 14 milioni di chilometri quadrati, quanto la superficie degli Stati Uniti e dell’Unione Europea messi insieme – sicché quando finalmente si arriva a superarla, e si vedono da lontano le coste immacolate coperte di neve, è come arrivare su un altro pianeta.
Questa foto è stata scattata sulla Ushuaia, una ex nave oceanografica statunitense trasformata in nave da crociera, mentre attraversa lo Stretto di Drake che separa la Terra del Fuoco dalle isole Shetland Meridionali al largo della Penisola Antartica. I passeggeri a bordo sanno che sta per cominciare per loro una nuova avventura, piena di sorprese. Non sanno ancora che cosa li aspetta; ma sono consapevoli che la realtà che troveranno sarà più ricca di ogni possibile fantasia, e restano quindi in sospeso per un momento indefinito – scrutando sempre l’orizzonte e qualche albatros che li segue da lontano – tra l’immaginazione in volo e l’emozione dell’attesa.
Andrea Parlangeli