Nella stanza del silenzio

Siamo stati nella camera anecoica dell'Università di Ferrara, dove ingegneri, scrittori e artisti vanno a sperimentare il silenzio più estremo.

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Nella stanza del silenzio

Siamo stati nella camera anecoica dell'Università di Ferrara, dove ingegneri, scrittori e artisti vanno a sperimentare il silenzio più estremo.

Quando la porta si chiude, si resta come in una bolla. Sospesi nel tempo. Sospesi in uno spazio racchiuso da materiali spugnosi, che con precisione geometrica scompongono ogni frequenza udibile del suono e la inghiottono fino a farla scomparire. Se si spegne la luce, si è come in un buco nero. La leggenda vuole che nessuno riesca a resistere troppo a lungo in queste condizioni, in un silenzio irreale che assorbe ogni suono rendendolo asciutto fino all’inverosimile.

Quiete da record

Siamo nella camera anecoica del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara, la più grande d’Italia e una delle più silenziose del mondo. Qui di notte, nel corso di alcuni test, i tecnici sono arrivati a misurare – senza certificarlo – un livello di rumore pari a -22 dB(A), ancor meno del record ufficiale di -20,35 dB(A) riportato nel Guinness dei primati e registrato in una camera anecoica della Microsoft a Redmond, negli Stati Uniti. Sono valori da capogiro, se si considera che la soglia di udibilità è di 0 dB(A), e che l’energia sonora di cui stiamo parlando è oltre cento volte inferiore.

Non a caso questo spazio è ambitissimo dagli artisti alla ricerca della purezza del suono e di un ambiente particolarmente scenografico, ultimi in ordine di tempo gli Extraliscio feat Davide Toffolo, che qui hanno girato il video della loro canzone Bianca luce nera, presentata quest’anno a Sanremo.

Video ufficiale della canzone Bianca luce nera di Extraliscio feat Davide Toffolo (Musica di Mirco Mariani; Testo di Pacifico, Mirco Mariani, Elisabetta Sgarbi), presentata a Sanremo 2021. La canzone fa parte dell’album “È bello perdersi” di Extraliscio, prodotto da Betty Wrong Edizioni Musicali e distribuita da Sony Music. Il video è prodotto dalla Fondazione Elisabetta Sgarbi.

Senza echi

In realtà, quello che interessa (e che spiazza) di una camera anecoica non è tanto il livello di silenzio, quanto la capacità di assorbire i suoni senza rifletterli, cioè senza produrre alcun riverbero o eco, per cui è come trovarsi sospesi nell’aria, senza niente intorno. Una sensazione del genere non si prova neanche in montagna, ci si avvicina un po’ dopo un’abbondante nevicata.

A essere rigorosi, qualche piccolo riflesso c’è sempre, se non altro a causa di alcuni elementi metallici necessari alla struttura. Ma sono impercettibili a un orecchio non allenato. Chi riesce a coglierli sono i non vedenti, molto più attenti a farsi un’immagine acustica del mondo che li circonda. 

Uno spazio di questo tipo viene utilizzato per la ricerca, innanzitutto, ma anche per la certificazione sull’acustica dei prodotti. La Maserati ha portato qui una sua auto per migliorare il suono del tubo di scappamento, l’Alfa Romeo ha effettuato una ricerca sul rumore di tasti del cruscotto della sua Giulia Quadrifoglio e la Technogym sul fruscio dei suoi tapis roulant.

In cerca di esperienze

Oltre che per i test tecnici, in alcune occasioni la camera anecoica di Ferrara è aperta anche al pubblico. Ed è, a differenza di quel che vuole la leggenda, un ambiente piuttosto ambito: «Forse dipende dal fatto che la nostra camera anecoica è ampia e luminosa (a meno di spegnere la luce)», commenta Patrizio Fausti, ricercatore del gruppo di Acustica e referente della struttura. «Altre camere anecoiche sono più piccole, e possono indurre un senso di claustrofobia». 

In assenza di rumori esterni, il rumore siamo noi

A esserne attratti sono soprattutto artisti, scrittori, giornalisti. «C’è stata una poetessa che è entrata per fare meditazione», racconta Fausti. «Uno scrittore, invece, ha cercato ispirazione per un suo libro. Sono venuti anche alcuni artisti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna, con lo scopo di rappresentare l’esperienza che hanno vissuto».

La voce del corpo

Qui, il regista Giorgio Ferrero ha presentato la colonna sonora del suo film Beautiful Things, prodotto dalla Biennale di Venezia. E persino lo chef Massimo Bottura si è esibito in una performance di alta cucina per il The New York Times, dedicata a una reinvenzione in chiave acustica della lasagna.

La performance di Giorgio Ferrero, sceneggiatore e regista di Beautiful Things, nella camera anecoica di Ferrara. 

D’altra parte, a dare testimonianza del fascino ascetico della camera anecoica era stato già il compositore statunitense John Cage (1912-1992). Entrando in una struttura di questo tipo alla Harvard University, si aspettava di non sentire alcun suono, invece ne sentì due. Ne fu così sorpreso che disse all’ingegnere responsabile: “C’è qualcosa che non va, c’erano due suoni in quella stanza”. L’ingegnere chiese di descriverli. “Uno era alto, l’altro era basso”, spiegò Cage. La risposta? “Quello alto era il tuo sistema nervoso, quello basso la tua circolazione sanguigna”.

Per saperne di più
• Iniziativa “Porte aperte” per la visita della camera anecoica di Ferrara.
• Il video ufficiale degli Extraliscio su Youtube.
• La performance di Giorgio Ferrero su Vimeo.
• L’articolo multimediale del The New York Times con Massimo Bottura.
• L’articolo sul nero più nero che c’è.

 

Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli è fisico (PhD) e giornalista, caporedattore del mensile Focus. Appassionato di scienza, tecnologia e innovazione, nel 2019 ha conseguito un Executive MBA presso il MIP/Politecnico di Milano. Ha scritto diversi libri, tra cui Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica (Milella 2015, Springer 2019) e Viaggio all’interno di un buco nero (StreetLib, 2019). È stato curatore di La nascita imperfetta delle cose (Rizzoli 2016) di Guido Tonelli, sulla scoperta del Bosone di Higgs; La musica nascosta dell’universo (Einaudi 2018) di Adalberto Giazotto, sulla scoperta delle onde gravitazionali ; Benvenuti nell'Antropocene (Mondadori, 2005) del premio Nobel Paul Crutzen, padre del termine "antropocene" .

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