Il nero più nero che c’è

Con il contributo di un'artista tedesca, gli ingegneri del MIT hanno sviluppato il rivestimento più nero che esista. Fatto di nanotubi di carbonio, è dieci volte più scuro di un altro materiale record, il Vantablack.

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Il nero più nero che c’è

Con il contributo di un'artista tedesca, gli ingegneri del MIT hanno sviluppato il rivestimento più nero che esista. Fatto di nanotubi di carbonio, è dieci volte più scuro di un altro materiale record, il Vantablack.

Qual è il materiale più nero che esista? Fino a non molto tempo fa, il primato apparteneva al Vantablack, un rivestimento sviluppato dall’azienda britannica Surrey Nanosystem, in grado di assorbire fino al 99,96% della luce che lo colpisce. Queste proprietà straordinarie sono rese possibili dalle nanotecnologie. Il Vantablack è infatti costituito da sottilissimi nanotubi di carbonio – decine di migliaia di volte più sottili di un capello – allienati tra loro in modo da imbrigliare ogni raggio di luce che li attraversi, senza alcuna riflessione. Questo materiale è diventato famoso perché l’artista britannico di origini indiane Anish Kapoor ne ha acquisito i diritti per l’uso esclusivo in ambito artistico, suscitando tra l’altro lo sdegno di molti pittori.

Il nuovo materiale assorbe più del 99,995% della luce che lo colpisce da ogni angolazione: è 10 volte più nero del Vantablack

Ora però il record del Vantablack è stato battuto da un altro materiale, sempre a base di nanotubi di carbonio, sviluppato al Massachussetts Institute of Technology (MIT), negli Stati Uniti. Il nuovo nero assorbe la luce ben 10 volte più di Vantablack, almeno al 99,995% per ogni angolo di incidenza, ed è stato presentato lo scorso settembre alla borsa di New York, con l’esposizione di un’opera d’arte: un diamante giallo di 16,78 carati, rivestito in modo tale da risultare del tutto invisibile su uno sfondo nero (v. foto sopra). 

Cancellare 2 milioni di dollari

L’opera è stata realizzata dall’artista concettuale Diemut Strebe, in collaborazione con Brian Wardle, docente di aeronautica e astronautica al MIT, e al suo gruppo di ricerca. Strebe, già nota per aver ricreato con le moderne tecnologie l’orecchio tagliato di Van Gogh (con il Dna originale dell’artista), descrive questo progetto come l'”unificazione degli estremi più opposti”. Il suo scopo, in particolare, era la trasformazione di un diamante da due milioni di dollari, apprezzato per la sua brillantezza e per l’esibizione, in un oggetto praticamente invisibile su sfondo nero.  

Anche la scelta del luogo è importante: non un museo ma la borsa più grande del mondo (New York Stock Exchange). Cioè un luogo di determinazione e generazione del valore, nelle parole dell’artista, che ha dichiarato: “Questo è un posto interessante per contemplare il valore, e il suo carattere arbitrario stabilito dall’uomo”.

Telescopi e sensori

Brian Wardle, dal canto suo, enfatizza che il materiale può avere applicazioni interessanti. Per esempio, suscita interesse per la costruzione di telescopi e sensori avanzati, all’interno dei quali è importante eliminare ogni riflesso indesiderato.

“In questo caso l’arte ha influenzato la scienza”, ha detto lo scopritore

Interessante è anche il modo in cui il materiale è stato scoperto. Wardle e il suo collega Kehang Cui, già postdoc al Mit e ora professore all’Università Jiao Tong di Shangai, stavano sperimentando nuovi modi di generare nanotubi di carbonio sulla superficie di materiali conduttori come l’alluminio. I due notarono qualcosa di inaspettato: alla fine del processo la superficie era particolarmente scura. “Il nostro gruppo di solito non si sofferma sulle proprietà ottiche dei materiali”, ha ammesso Wardle. Ma in questo caso gli scienziati stavano si stavano confrontando con l’artista Dietmut Strebe – nell’ambito di una collaborazione interdisciplinare tra arte e scienza voluta dal MIT – e Strebe era molto interessata a questo aspetto. “Quindi l’arte ha influenzato la scienza, in questo caso”, ha detto Wardle. 

Strebe
L’artista di fronte alla sua opera, alla Borsa di New York (D. Strebe/NYSE).

I due scienziati, che ancora non hanno ben capito perché il loro materiale risulta così nero,  hanno brevettato la tecnologia. Ma gli artisti potranno utilizzarla gratuitamente, almeno per progetti a scopo non commerciale. Con buona pace per Kapoor, che conta comunque di presentare per la prima volta una sua opera con il Vantablack alla 59ma Biennale di Venezia, dal 3 maggio al 3 ottobre 2021. 

Per saperne di più
• Il comunicato stampa del Massachusetts Institute of Technology, con una rassegna stampa internazionale.
• La pagina di Diemut Strebe.
• Il sito dell’installazione artistica The Redemption of Vanity.
Intervista a Diemut Stebe.

 

 

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