Banksy prende vita a Venezia

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Banksy prende vita a Venezia

Migrant Child, famosa opera di Banksy apparsa a Venezia l’8 maggio del 2019, ha preso vita nel buio di una notte, senza preavviso. Un’opera sull’opera, che ha amplificato, in silenzio, un messaggio già potente, trasformando Migrant Child in Ghost over Banksy. La performance è stata pubblicata il 9 marzo sui social network sancendo una sorta di collaborazione non dichiarata tra artisti, in punta di piedi, nel rispetto di un murale (l’unico a Venezia insieme a quello sul cambiamento climatico di Andreco alla stazione) fotografato ogni giorno da migliaia di turisti e cittadini, nella zona di San Pantalon.

Umanità calpestata

Il piccolo naufrago che affiora dall’acqua con la torcia in mano (un mazzetto di legnetti infuocati) racconta tante storie di diritti umani calpestati, dalle fughe dalle coste libiche a bordo di gommoni alla ricerca di una terra che accolga e non torturi, a storie di bambini coinvolti nella guerra in Ucraina e in tutte le guerre vive sul nostro pianeta. Il 9 marzo la sua torcia si è accesa, riflettendo la luce rosa sull’acqua e sui palazzi adiacenti, accompagnata dalle parole scritte da Anderson Tegon, fondatore e direttore artistico di Pepper’s Ghost e dalla voce di Nica Renoult, che denunciano le ingiustizie dei nostri tempi lanciando una provocazione allo street artist inglese.

Grazie a un proiettore laser da 35.000 lumen, Pepper’s Ghost (i produttori di AURA. Immersive Light Experience di Milano, una mostra immersiva del tutto innovativa) ha realizzato una performance di digital street art unica che non lascia alcuna traccia, non altera il murale né il materiale di cui è fatto, anima e sparisce, o almeno così si potrebbe pensare, perché Ghost over Banksy è diventato il primo NFT di digital street art collezionabile, di cui parte del ricavato andrà a Emergency.

Tutto come prima

La performance ha trasceso il connubio arte e tecnologia, stratificando un contenuto di attivismo politico e sociale e ha sovrapposto componenti e modalità artistiche aggiungendo colore, dimensione e impatto, lasciando tuttavia intatta l’opera iniziale, che dopo poco è tornata ad essere l’unica protagonista, paladina di diritti violati corrosi dall’acqua, dalla salsedine e dalle intemperie. 

L’intervista

Abbiamo chiesto un commento a Stefania De Vincentis, ricercatrice in Storia dell’Arte Contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna Arte Digitale e Iconografia Digitale.

Che cosa pensa dell’interazione tra un’opera di street art e una digital: parliamo di un’opera d’arte in sé o quella digitale, in questo caso evanescente, ha più la finalità di dare risalto all’opera murale?

L’operazione condotta da Pepper’s Ghost, pur indubbiamente legata al murale di Banksy, ha una propria autonomia sfruttando un canale citazionistico che con finalità diverse prende le mosse da artisti che vanno da Duchamp a Warhol, da Giulio Paolini a Bill Viola. In tutti i casi, è evidente l’opera madre a cui si lega il nuovo progetto creativo che risulta una riflessione più ampia su temi quali l’antico e il concetto di mimesi, gli stereotipi della cultura di massa, la maniera e lo spirituale. Questi dialoghi hanno in comune un deciso stacco temporale rispetto all’opera e all’autore citati, una distanza che agevola l’innesco di quel cortocircuito nel significato che determina l’autonomia e la differenza tra le due opere. In Pepper’s Ghost la prossimità temporale tra le due creazioni pare determinarne una relazione simbiotica, in realtà sono due operazioni autonome, che di sicuro traggono reciproco beneficio in termini di visibilità.

Se Ghost over Banksy diventa un NFT come si distingue il diritto d’autore di un’opera e dell’altra?

Sono questioni complesse: un’opera di arte digitale ha una propria autonomia e autorialità e nel momento in cui circola sul mercato all’interno di piattaforme NFT è un prodotto nuovo. I diritti potrebbero essere legati all’autorizzazione per lo sfruttamento dell’immagine, se non già diventata di pubblico dominio, e soprattutto connessi a un eventuale merchandising o alla realizzazione di un catalogo. Un caso simile si è presentato per la controversia aperta nel 2018 a seguito della mostra al MUDEC di Milano, “A VISUAL PROTEST. The art of Banksy” da parte della società a tutela dell’opera dell’artista, la Pest Control Office Ltd, contro la 24 Ore Cultura Srl, organizzatrice della mostra e che ha visto il tribunale di Milano accogliere le istanze della difesa, il MUDEC, tranne appunto per gli aspetti legati alla riproduzione delle immagini sul catalogo della mostra e sugli oggetti in vendita (poster, cartoline, oggettistica). La questione è tuttavia molto più ampia e non si può esaurire in poche righe.

Quale ruolo e spazio sta assumendo questo tipo di arte nel mondo dell’attivismo da parte degli artisti? Sta diventando preponderante rispetto ad altre forme di arte?

Non credo che si possa parlare di preponderanza ma di specificità e opportunità. La scelta di un linguaggio come quello digitale per la produzione artistica è legata all’urgenza suggerita dal contesto pubblico. Se l’uso del digitale nell’arte pubblica segue solo un’abitudine legata alla tendenza del momento diventa, a mio parere, priva del suo carattere di necessarietà.

Erica Villa

Link e approfondimenti

• Il sito di Pepper’s ghost, i produttori del progetto.

Un articolo sul murale di Banksy. E uno sull’arte nel metaverso.

• Il sito della galleria Reasoned Art, che ha portato l’Arco della Pace di Milano a essere il primo monumento nel metaverso.

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