Alla scoperta dell’Italia selvaggia

Dalle Alpi alle coste della Sicilia, la nostra Penisola è piena di angoli di natura incontaminata da scoprire (e rispettare) insieme ai loro “abitanti”. Ve ne proponiamo tre, tratti da un nuovo libro.

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Alla scoperta dell’Italia selvaggia

Dalle Alpi alle coste della Sicilia, la nostra Penisola è piena di angoli di natura incontaminata da scoprire (e rispettare) insieme ai loro “abitanti”. Ve ne proponiamo tre, tratti da un nuovo libro.

Lupi, cervi, rapaci, lucciole, lucertole, alberi secolari, impronte di dinosauri: sono questi i protagonisti del libro Viaggio nell’Italia selvaggia (Ricca Editore) di Marco Colombo e Francesco Tomasinelli, entrambi fotografi, naturalisti e divulgatori scientifici. Il libro, appena pubblicato, offre 48 itinerari naturalistici tra i più belli della nostra Penisola – di cui ne proponiamo 3 in esclusiva su Josway – e molti consigli pratici anche sull’equipaggiamento, la fotografia e soprattutto su come comportarsi correttamente, per rispettare e curare questi ambienti sempre più delicati e gli animali che li abitano. Perché, come ricordano gli autori, non dobbiamo mai dimenticare che siamo tutti custodi dei luoghi che visitiamo.

1. In Val Zebrù per vedere il gipeto

A vederli volteggiare sempre più di frequente sulle vette delle Alpi non lo si direbbe, ma in passato il gipeto ha conosciuto periodi davvero bui. Già all’inizio del Novecento, infatti, era scomparso da tutte le Alpi, a causa delle scarsità di grandi erbivori e della persecuzione diretta ad opera dell’uomo, che lo riteneva responsabile di predare animali domestici. Alla fine degli anni Ottanta, però, venne messa in piedi una rete di centri dove riprodurre e allevare in cattività giovani gipeti. La tecnica utilizzata prevedeva di liberare in nidi artificiali su pareti rocciose delle Alpi i giovani di circa tre mesi che venivano nutriti dall’uomo, riducendo al minimo il contatto visivo, in modo che questi uccelli non assumessero comportamenti di dipendenza dagli esseri umani. Il progetto di reintroduzione è stato un grande successo: le prime riproduzioni in natura sono avvenute in Francia nel 1997, seguite da quelle dello Parco Nazionale dello Stelvio nel 1998. Oggi nell’arco alpino volano più di 250 gipeti. Uno dei luoghi migliori dove vedere questo rapace, assieme all’aquila reale, è la Val Zebrù, nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Gipeto@Colombo_Tomasinelli
Il gipeto, uno dei più grandi rapaci italiani, ha conosciuto un grande recupero grazie a un programma internazionale di reintroduzione in natura (Foto Marco Colombo e Francesco Tomasinelli).

2. A Portofino per il granchio favollo

Tra i granchi che è più facile incontrare lungo le coste rocciose c’è il favollo (Eriphia verrucosa), diffuso nella maggioranza dei litorali italiani. Gli individui più grandi possono superare le dimensioni di una mano, ma vederne di questa taglia è sempre più difficile, a causa della pesca amatoriale. Per scovare gli individui di maggiori dimensioni, come questo della fotografia, è meglio andare alla mattina preso o alla sera a ispezionare gli scogli in un’area marina protetta come quella di Portofino. Le folle estive che visitano Santa Margherita Ligure e Rapallo possono trarre in inganno ma, se si escludono le isole, questo è uno dei tratti di costa meglio conservati e più interessanti di tutto il Mar Tirreno. La protezione ormai consolidata dell’Area Marina Protetta (AMP) di Portofino, istituita nel 1999, e l’assenza di approdi e costruzioni (a parte una splendida abbazia medioevale) rendono la porzione meridionale del Parco Regionale di Portofino un luogo fantastico da visitare in canoa, alternando l’esplorazione delle coste spinti dalle pagaie alle immersioni tra gli scogli.

Granchio_favollo@Colombo_Tomasinelli
Tra i granchi che è più facile incontrare lungo le coste rocciose c’è il favollo, che nelle aree protette può raggiungere anche grandi dimensioni, superiori a quelle di una mano (Foto Marco Colombo e Francesco Tomasinelli).

3. Tra le salamandre della Calabria

È lunga appena 20 centimetri, ma per merito della sua vivace livrea la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) è uno degli animali più riconoscibili della fauna europea. È anche una delle specie di anfibi su cui circolano più leggende: si dice, per esempio, che sia invulnerabile alle fiamme e che possa spegnere il fuoco con il proprio corpo, perché freddissima. Chiaramente non è così, anzi le salamandre sono particolarmente vulnerabili al caldo e al secco, e infatti vivono soprattutto in montagna. Questi bellissimi anfibi si incontrano nelle giornate umide e piovose in gran parte delle Alpi e degli Appennini, ma in certe aree della Calabria sono particolarmente diffusi e colorati. Possono presentare, cioè, rispetto agli individui di altre località più a nord, una maggiore quantità di giallo. Uno dei luoghi più pratici dove ammirarle è il Parco Nazionale della Sila, nelle montagne della Sila Grande.

Salamandra
Il colore vivace giallo e nero della salamandra pezzata avvisa i potenziali predatori che le sue carni sono tossiche. Questa specie si incontra soprattutto in autunno nelle giornate piovose, nei boschi di collina e bassa montagna meglio conservati (Foto Marco Colombo e Francesco Tomasinelli).

Infine, una piccola gallery con altre immagini tratte dal libro.

Link e approfondimenti

• Il libro Viaggio nell’Italia selvaggia – Guida alle più belle esperienze naturalistiche (Ricca Editore) di Marco Colombo e Francesco Tomasinelli.

Una selezione di scatti e pubblicazioni di Marco Colombo, autore del National Geographic e vincitore di alcune edizioni del Wildlife Photographer of the Year.

Il sito web di Francesco Tomasinelli, autore di Josway, Focus (Mondadori) e Geo (Rai3).

 

 

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