Napoleone all’Isola d’Elba

L’ultima tappa di Napoleone Bonaparte in Italia: i 298 giorni passati in esilio sull’Isola d’Elba.

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Napoleone all’Isola d’Elba

L’ultima tappa di Napoleone Bonaparte in Italia: i 298 giorni passati in esilio sull’Isola d’Elba.

Dal 4 maggio 1814 al 26 febbraio 1815. Tanto è rimasto in esilio all’Isola d’Elba Napoleone Bonaparte, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della morte (5 maggio 1821). Un mese prima era stato costretto ad abdicare, ormai sconfitto dagli eserciti di Austria, Inghilterra, Prussia e Russia. In cambio gli offrirono un micro-regno, il Principato dell’Isola d’Elba, creato ad hoc con il Trattato di Fontainebleau: “L’Isola d’Elba, scelta da Napoleone come luogo del suo soggiorno, formerà per tutta la sua vita un principato separato, da lui posseduto. Gli sarà data una rendita annuale di due milioni di franchi, da addebitare alle casse dello Stato francese”. Un esilio dorato sul conto della Restaurazione, non troppo lontano dalla sua Corsica. 

Grandi speranze

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Il busto di Napoleone, attribuito al francese François Rude e conservato nella Palazzina dei Mulini, a Portoferraio (R.Ridi/Visitelba.info).

Ma Bonaparte non era tipo da dedicarsi soltanto agli amati scacchi o al giardinaggio. «Napoleone, con l’Elba, aveva voluto conservare un brandello di potere, una piccola isola dove gli fosse ancora possibile, sia pure in una misura quasi ridicola, esercitarlo» ha scritto lo storico Luigi Mascilli Migliorini nel suo libro 500 giorni (Laterza), dedicato agli anni tra i due esili.

E infatti si impegnò a realizzare le aspettative che gli elbani avevano affidato a un manifesto appeso nei giorni del suo sbarco: “Napoleone è arrivato fra noi. La felicità dell’isola è assicurata”. Dopo avere affrontato l’annoso problema dei cani randagi, imposto regole di igiene pubblica, rivisto la rete stradale e istituito una corte d’appello, cercò di rianimare l’economia locale. Per mantenere una corte degna di questo nome e un esercito personale di 1000 soldati, la rendita non bastava e Napoleone aveva bisogno di fare cassa. Ai ricavi delle miniere di Rio Marina aggiunse l’attività di una manifattura di vetro e ceramica e quella degli altiforni, facendo di Portoferraio un porto vivace come non era stato da molto tempo. Ma aumentò anche le tasse, provocando almeno un tentativo di rivolta sull’isola. Poi trasformò una chiesa sconsacrata nel Teatro dei Vigilanti di Portoferraio, mettendo in vendita i 65 palchi per finanziare i lavori. Nelle campagne tentò senza successo di avviare l’industria della seta e tentò persino di colonizzare la vicina Pianosa; non aveva perso il suo istinto espansionista.

Vini Doc

Del territorio elbano l’imperatore si era già occupato cinque anni prima, nel 1809, quando era padrone di mezza Europa. Elisa Bonaparte, sua sorella e granduchessa di Toscana, aveva ricevuto una supplica dai notabili elbani: bisognava fare qualcosa per sostenere il comparto vitivinicolo dell’isola. Elisa ottenne dal fratello il Privilegio dell’imperatore, un documento ritrovato negli Archivi storici dell’Isola d’Elba. Il Privilegio aboliva per i vini elbani le tasse di pedaggio e consentiva la libera esportazione verso le coste italiane dei vini isolani corredati di certificato di origine. In pratica, Bonaparte aveva istituito la prima Denominazione di origine controllata elbana (si dice che tra i vitigni locali lui preferisse l’Aleatico).

Itinerario nella storia

 Camera da letto della Villa di San Martino, a Portoferraio (R.Ridi/Visitelba.info).
Camera da letto della Villa di San Martino, a Portoferraio (R.Ridi/Visitelba.info).

Ancora oggi l’empereur dà il suo contributo all’economia isolana, oggi prevalentemente turistica, grazie ai luoghi storici del suo esilio. A cominciare dalla Palazzina dei Mulini, la residenza ufficiale. Costruita a inizio Settecento nel punto più elevato di Portoferraio, dove un tempo si alzavano i mulini a vento del nome, la palazzina è in stile neoclassico, ma fu totalmente ristrutturata dal nuovo proprietario. L’architetto Paolo Bargigli ridisegnò un grande salone delle feste e gli appartamenti per la seconda moglie, Maria Luisa d’Austria, che però non ci mise mai piede. Qui erano invece di casa Paolina e Maria Letizia Ramolino, la madre, che raggiunse i figli con un passaporto falso.

Oltre a quadri e armi originali, la casa-museo ospita la biblioteca di Napoleone, con oltre 2300 volumi. Ma la stanza preferita dall’imperatore doveva essere quella con l’amata vasca da bagno in marmo: un luogo ideale per progettare la fuga con i fedelissimi, lontano da orecchie indiscrete.

Il lato privato

L’altro polo del tour napoleonico elbano è la residenza di campagna di Villa San Martino, a 5 km da Portoferraio. Qui oggi ci sono una galleria egizia e la collezione di stampe napoleoniche. La villa fu ristrutturata nel 1851 dal principe russo Davidov, che l’aveva ereditata. La sensuale Paolina avrebbe fatto da modella per la statua di Galatea che si trova qui.

La spiaggia della Paolina, dedicata alla sorella di Napoleone (R.Ridi/Visitelba.info).
La spiaggia della Paolina, dedicata alla sorella di Napoleone (R.Ridi/Visitelba.info).

L’eremo della Madonna del Monte, infine, fu il nido d’amore di Napoleone e Maria Walewska, sua amante che lo raggiunse all’Elba a settembre con il loro figlio, mai riconosciuto dal padre naturale. A proposito di controversie: se capitate a Portoferraio intorno al 5 maggio, potreste assistere alla messa in suffragio di Napoleone, nella Cattedrale della Misericordia. Una celebrazione che ha suscitato in anni recenti più di una protesta.

Parentesi chiusa

Duecentonovantotto giorni dopo lo sbarco all’Elba, Napoleone chiuse la parentesi del suo primo esilio. Il motto del principato era Ubicumque felix: “Felice ovunque”. Ma evidentemente a Parigi lo era di più. Così, la notte tra il 26 e il 27 febbraio 1815, dopo una festa-diversivo in maschera organizzata da Paolina, Napoleone salpò verso i suoi ultimi cento giorni di gloria, chiusi con il disastro di Waterloo e il secondo esilio. Questa volta, su un’isola da cui era impossibile fuggire: Sant’Elena.

Link e approfondimenti

• La poesia Il cinque maggio, di Alessandro Manzoni.
• Il sito sito www.visitelba.info
• A piedi o in mountain bike: 400 km di percorsi outdoor elbani  
• La Federazione Europea delle Città Napoleoniche e la Route Napoleon 

Aldo Carioli
Aldo Carioli
Aldo Carioli è giornalista, editor e autore. Laureato in lingua e letteratura russa, ha coordinato svariati progetti editoriali ed è specializzato nella divulgazione della storia. Per 15 anni è stato redattore nelle testate del gruppo Focus e fino al 2017 caporedattore centrale del mensile Focus Storia, di cui oggi è collaboratore. Ha diretto il bimestrale business e lifestyle The Good Life Italia ed è autore di un manuale di storia per le scuole medie pubblicato da Zanichelli (Ti spiego la storia, 2019).

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