La massa di tutti gli oggetti prodotti dall’uomo raggiunge (e supera) quella di tutti gli esseri viventi della Terra

Stiamo varcando un’altra soglia simbolica che segna l’importanza dell’uomo come forza geologica in grado di condizionare in modo significativo – e finora incontrollato – gli equilibri del pianeta.

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La massa di tutti gli oggetti prodotti dall’uomo raggiunge (e supera) quella di tutti gli esseri viventi della Terra

Stiamo varcando un’altra soglia simbolica che segna l’importanza dell’uomo come forza geologica in grado di condizionare in modo significativo – e finora incontrollato – gli equilibri del pianeta.

Che l’impatto dell’uomo sia ormai chiaramente visibile in tutto il pianeta è fuori di dubbio. A parte i cambiamenti climatici, prodotti da invisibili emissioni gassose, il resto è sotto gli occhi di tutti: miniere, città, strade, automobili, plastiche di ogni forma e tipo, perfino un esercito di satelliti in orbita sulle nostre teste. Ma sapere che la massa di tutti gli oggetti da noi creati – 1,1 teratonnellate, si fa perfino fatica a indicarla – sta superando in questi anni quella di tutte le specie viventi messe insieme ha un valore simbolico e numerico importante. Lo dimostra uno studio pubblicato a dicembre da un team del Weizmann Institute of Science a Rehovot, in Israele, guidato dal biologo Ron Milo.

1,1 teratonnellate è la massa di tutti gli oggetti prodotti dall’uomo. Pari a 200 mila miliardi di elefanti, o a 500 mila piramidi di Cheope

Per capire che cosa significhi questo dato, è utile metterlo nel giusto contesto. Cominciando a notare, per esempio, che tutta l’umanità rappresenta appena lo 0,01% della biomassa del pianeta. E che ciascun essere umano, in media, produce una quantità di materiali artificiali pari al suo peso ogni settimana.

Anthropogenic Mass
Il grafico, tratto dall’articolo di Ron Milo e colleghi pubblicato su Nature, fa vedere l’aumento della massa generata dall’uomo nelle sue varie componenti. Nel 2020 (più o meno 6 anni) ha eguagliato la massa di tutti gli esseri viventi del pianeta (cioè la biomassa, calcolata nella sua parte secca).

L’impatto dell’uomo sull’ambiente si manifesta in molti modi. L’uso di combustibili fossili ha fatto salire le emissioni di gas serra ai livelli più alti degli ultimi 800 mila anni. Pascoli, agricoltura e abitazioni hanno alterato il 70% del suolo. La caccia e la riduzione delle foreste stanno portando molte specie all’estinzione. A conferma di questo, è recentissima la notizia di uno studio che documenta in modo approfondito il declino degli insetti su scala mondiale: “La natura è sotto assedio”, scrivono gli autori su Pnas. Gli edifici e le infrastrutture come strade e ponti hanno superato in peso tutti gli alberi e gli arbusti della Terra, mentre la massa della plastica in circolazione è il doppio della massa di tutti gli animali (v. disegno qui sotto). Tutti questi dati ci dicono da molteplici punti di vista quello che per primo aveva intuito il premio Nobel Paul Crutzen nel 2000: ormai ci troviamo in una nuova era geologica segnata dall’uomo, l’Antropocene

Antropocene Mass
Confronto tra artefatti umani e biomassa (Weizmann Institute of Science/Nature).

Lo studio israeliano aggiunge un altro tassello a questo quadro, già di per sé inquietante. I ricercatori, innanzitutto, hanno contato solo gli oggetti creati dall’uomo – in termini di cemento, metallo, plastica, mattoni, asfalto –, mentre hanno escluso gli scarti e i materiali mossi per crearli (per esempio, la terra spostata nelle miniere non è contata). Con questi criteri, hanno osservato che nel 1900 la massa di tutti i materiali umani era appena il 3% di tutta la biomassa; ma da allora ha continuato a crescere in modo esponenziale, raddoppiando ogni 20 anni, mentre la biomassa è rimasta sostanzialmente invariata.

La massa della plastica in circolazione è il doppio di quella di tutti gli animali messi insieme

Ovviamente tutte queste stime non sono facili da effettuare e hanno ampi margini di incertezza. Così nel 2020 siamo arrivati al pareggio, con un’incertezza di 6 anni in più o in meno. Siamo nel bel mezzo della transizione, anche se c’è da dire che i conteggi riguardano solo la parte secca della biomassa. Se si comprende anche l’acqua, l’appuntamento con il pareggio di bilancio è rimandato al 2037, più o meno 10 anni.

Comunque la si metta, concludono i ricercatori, non ci possiamo più girare intorno: questi dati confermano in modo inequivocabile che siamo ormai entrati nell’epoca geologica indicata da Crutzen, l’Antropocene.

Andrea Parlangeli
curatore del libro Benvenuti nell’Antropocene, Mondadori (2005).

Per saperne di più
• L’articolo originale su Nature (in inglese)
• Una presentazione su Science (in inglese)
• 
Il sito Anthropomass.org, che spiega in modo grafico questi numeri 

Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli
Andrea Parlangeli è fisico (PhD) e giornalista, caporedattore del mensile Focus. Appassionato di scienza, tecnologia e innovazione, nel 2019 ha conseguito un Executive MBA presso il MIP/Politecnico di Milano. Ha scritto diversi libri, tra cui Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica (Milella 2015, Springer 2019) e Viaggio all’interno di un buco nero (StreetLib, 2019). È stato curatore di La nascita imperfetta delle cose (Rizzoli 2016) di Guido Tonelli, sulla scoperta del Bosone di Higgs; La musica nascosta dell’universo (Einaudi 2018) di Adalberto Giazotto, sulla scoperta delle onde gravitazionali ; Benvenuti nell'Antropocene (Mondadori, 2005) del premio Nobel Paul Crutzen, padre del termine "antropocene" .

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