La Cappella Sistina dell’Amazzonia

Scoperto nel cuore della foresta amazzonica, in Colombia, un sito archeologico decorato con pitture rupestri di 12 mila anni fa. Rappresentano cavalli selvatici, mastodonti, sciamani... un mondo che non c'è più.

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La Cappella Sistina dell’Amazzonia

Scoperto nel cuore della foresta amazzonica, in Colombia, un sito archeologico decorato con pitture rupestri di 12 mila anni fa. Rappresentano cavalli selvatici, mastodonti, sciamani... un mondo che non c'è più.

Decine di migliaia di pitture rupestri realizzate più di 12 mila anni fa sono state scoperte su pareti rocciose che si snodano per diversi chilometri nella foresta amazzonica della Colombia Nord Occidentale. Il sito si trova in un tratto della catena montuosa della Serranía La Lindosa e non ha ancora un nome ufficiale, benché alcuni l’abbiano già  soprannominato “la Cappella Sistina degli antichi”. Di sicuro è uno dei più ricchi esistenti al mondo. Comprende, fra le tante immagini di animali, mastodonti, bradipi giganti, paleo lama e cavalli selvatici. Fra le figure umane, soggetti stilizzati con lei braccia alzate e sciamani.

Il sito è stato dipinto alla fine della precedente era glaciale, 12 mila anni fa, quando la foresta ancora non c’era

Cartografia del sito (Università di Exeter, Uk). Serranía La Lindosa si trova in Colombia, nella foresta amazzonica.

Dipinte in ocra rossa, queste pitture gettano nuova luce sul tipo di aggregazione sociale e religiosa in uso fra i primi esseri umani che raggiunsero la regione amazzonica 12 mila e 500 anni fa. Occorre ricordare che secondo le ricostruzioni il popolamento delle Americhe era iniziato 6 mila anni prima, con i loro antenati provenienti dall’Asia che avevano superato a piedi lo stretto di Bering, dato che per una glaciazione il mare si era abbassato di circa cento metri, lasciando un vasto “ponte” di terra dalla Siberia all’Alaska.

Sono rappresentati cavalli, camelidi, bradipi giganti, mastodonti

La diffusione nelle Americhe è stata l’ultima grande espansione globale dell’Homo sapiens. Ora, la scoperta delle pitture, non solo conferma la più antica data di arrivo dell’uomo nella regione amazzonica, ma suggerisce di rivedere in parte anche l’aspetto di quell’ambiente nel passato: le presenze di mastodonti, cavalli selvatici e camelidi primitivi mal si conciliano infatti con la foresta intricata attuale. Indicano che all’epoca, verso il termine del periodo glaciale, al posto della foresta primaria c’era un ambiente più aperto, simile a una savana. 

L’ambiente di Serranía La Lindosa (Creative commons).

La scoperta delle pitture è stata possibile ai giorni nostri solo dopo la smilitarizzazione della zona, in conseguenza dell’accordo di pace fra la Forza armata rivoluzionaria della Colombia (Farc) e il governo, per porre fine a 50 anni di guerra civile. Un team di ricercatori anglo-colombiano, finanziato dal Consiglio Europeo delle Ricerche, ha potuto così farsi strada (a due ore di macchina da San Josè del Guaviare e proseguendo a piedi per altre quattro) in uno scenario da Indiana Jones, tra caimani e perfino crotali muti, famigerati serpenti velenosi di tre metri dal morso letale.

“Ci vorranno molti anni e generazioni di archeologi per studiare tutte queste pitture”

Gli archeologi sono entrati in un terreno di ricerca praticamente  “vergine” con risultati strabilianti: le pitture rupestri sono su pareti a picco ad altezze variabili di diversi metri. Alcune sono visibili nel dettaglio solo utilizzando i droni. Per eseguirle, gli artisti preistorici devono avere costruito adeguati ponteggi fatti di legno e fissati con corde. Lo suggeriscono anche le raffigurazioni di torri rudimentali che appaiono qua e là sulle pareti. «Ci vorranno molti anni e più generazioni di archeologi per studiare tutte queste pitture», dice il capo spedizione Josè Iriarte, archeologo della Exeter University (Uk). «Quando sei lì, scopri una parete di pitture a ogni angolo. Sono così fedeli da non lasciare alcun dubbio sul tipo di animale rappresentato. Se, per esempio, è un cavallo glaciale, vedi bene l’espressione selvatica e rude del muso, e leggi perfettamente i peli della sua criniera».

La Lindosa
Pitture rupestri nel sito scoperto dagli archeologi (José Iriarte). Risalgono alla fine dell’ultima era glaciale.

All’epoca gli animali erano sacri, la natura era magica e gli uomini erano pieni di devozione e timore nei suoi confronti

Le immagini includono tartarughe, lucertole, pesci, danzatori in atteggiamento rituale. Uno sciamano indossa una maschera con becco di uccello. Accanto alle raffigurazioni di tipo naturalistico, vi è infatti anche una primitiva arte sacra. Molti animali non sono rappresentati in scala, ma molto più grandi. Gli uomini sono piccoli e senza volto, secondari nella scena. Hanno le braccia alzate nell’evidente intento di adorarli. Il tutto dà a questi animali il significato di divinità zoomorfe. In alcuni casi, è probabile che siano anche animali totemici, ossia considerati i capostipiti delle varie comunità umane che mandavano i loro artisti a rappresentarli in questo santuario preistorico.

Ella Al-Shamahi
La paleoantropologa ed esploratrice Ella Al-Shamahi, conduttrice del programma Lost Kingdoms of the Amazon (Channel4/WildBlue Media). Qui un suo TED.

Sull’emittente televisiva inglese Channel 4 che nel dicembre scorso ha divulgato la scoperta (nel programma Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the Amazon), si è parlato di una civiltà da svelare. Di sicuro però quel popolo non conosceva ancora l’agricoltura, o forme di amministrazione palaziale tipiche delle antiche civiltà. Era piuttosto una grande tribù di cacciatori e raccoglitori, forse già in grado di immagazzinare scorte alimentari a uso comune, e il cui senso identitario ruotava intorno a simboli sacri. Per proseguire nella ricostruzione, possiamo basarci su ciò che si sa oggi sugli sciamani ancora presenti in Siberia o fra gli indios. Nel loro stato modificato di coscienza – raggiungibile con digiuni, al suono di tamburi e con l’assunzione di droghe – si recavano mentalmente nel mondo degli spiriti (in gran parte animali), dove in alleanza o in opposizione ad alcuni di essi lottavano per il bene della loro comunità. Le pitture mostrano tutto questo, e il loro significato magico-religioso è confermato dalla raffigurazione di una pianta allucinogena che induce la trance.

Ci sono poi le impronte a stampo, sempre in ocra rossa, di tante mani sulla parete rocciosa, diaframma fra il mondo reale e quello degli spiriti. Sono interpretabili come un rito di iniziazione, lo stesso rilevato anche in diversi siti europei e asiatici. Infine, i disegni a zig-zag vengono spiegati come la riproduzione sulla roccia degli effetti ottici sperimentati in stato di trance degli antichi sciamani. 

Franco Capone 

Per saperne di più

In Tv, il programma Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the Amazon, su Channel4.

Franco Capone
Franco Capone
Franco Capone è un giornalista specializzato in antropologia, storia, etologia e paleontologia. Ha curato la comunicazione del Museo di Storia Naturale di Milano ed è stato inviato per la rivista "Natura Oggi" e vice caporedattore di "Focus". È stato sulle orme dei dinosauri in Brasile, poi in Tanzania con Donald Johanson, lo scopritore di Lucy, nella campagna segnata dal ritrovamento dell’Homo habilis OH62. Si è addentrato nel mondo dei cacciatori-raccoglitori (aborigeni, pigmei, hadzabe) e delle scimmie antropomorfe. È particolarmente orgoglioso delle sue interviste a uno scimpanzé e a un pappagallo cenerino.

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