Il coro muto della Via Lattea

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Il coro muto della Via Lattea

Un brano musicale che dà vita ai dati delle onde gravitazionali è stato presentato al Festival della Scienza di Genova. Chiamato Einstein’s Sonata (“La Sonata di Einstein“), il lavoro si basa su simulazioni di doppie nane bianche (stelle alla fine della loro vita).

Le onde gravitazionali furono predette per la prima volta da Albert Einstein. Sebbene finora questi segnali siano stati rilevati solo dall’universo distante, gli astronomi sono certi che ci siano molte sorgenti di onde gravitazionali nella nostra galassia prodotte da nane bianche che orbitano l’una intorno all’altra.

Valeriya Korol
Valeriya Korol, University of Birmingham Institute for Gravitational Wave Astronomy (Foto Samantha Stella).

Valeriya Korol, dell’Istituto per l’astronomia delle onde gravitazionali dell’Università di Birmingham (Uk), ha creato una mappa simulata di queste doppie nane bianche galattiche per una ricerca scientifica condotta nell’ambito della preparazione per la missione spaziale LISA prevista dall’Agenzia spaziale europea per il 2034. Questa simulazione ha costituito la base della Sonata di Einstein ed è stata trasposta in una composizione per pianoforte utilizzando software e algoritmi dedicati.

La musica è stata scritta dal compositore e ricercatore Andrea Valle dell’Università di Torino ed è stata eseguita dal pianista Luca Ieracitano. L’artista Samantha Stella, che ha la direzione artistica del progetto, ha creato un’interpretazione visiva  ispirata alla scena iniziale del film Drowning by Numbers di Peter Greenaway. Nelle scene iniziali del film, una giovane ragazza parla di contare le stelle, vestita con un abito che ricorda l’opera Las Meninas del pittore barocco spagnolo Diego Velazquez.

«La scoperta delle prime onde gravitazionali nel 2015 ha catturato l’immaginazione del mondo e l’ha mantenuta da allora», afferma Valeriya Korol. «Nella Sonata di Einstein ci sforziamo di portare dimensioni extra alla complessa scienza delle onde gravitazionali, di reinterpretare e immaginare le origini del nostro universo e di ispirare il pubblico in un modo completamente nuovo».

Link e approfondimenti
Il sito dell’artista, Samantha Stella.
Il comunicato dell’Università di Birmingham, da cui è tratto questo post.
Un articolo sulla performance al Festival della Scienza di Genova.

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