Il turismo matematico è un esercizio dello sguardo e dell’incanto, un’idea che si è molto sviluppata negli ultimi anni. Sono stati scritti libri, articoli, racconti. Ci sono travel blogger che ci portano a scoprire storie di scienza e di scienziati. Ci sono “matematici in città” che preparano visite giornaliere a Napoli, a Firenze, a Milano.
Non saprei dire esattamente che cosa sia il turismo matematico, ma tutti concordano sul fatto che si tratti di un ottimo esercizio del pensiero e dello sguardo. Nel praticarlo, si può essere più rigidi e guardare solo l’urbanistica o i monumenti o le immagini che nascono ispirati dalla matematica, come la città di Palmanova in Friuli, Castel del Monte, molte grafiche di Escher. Ma anche un quadro di Dalì si comprende meglio se si conoscono i poliedri regolari.
Se in aggiunta crediamo che la matematica sia parte del nostro ingegno, allora è naturale pensare che questa spesso nasca nelle opere d’arte senza che chi le ha generate si sia posto l’intento di utilizzarla. Il turista matematico inizia a scoprire frattali nella città di Matera e numeri costruibili nei rosoni romanici, per non dire delle spirali disseminate in una miriade di dipinti, dai volti rinascimentali alle notti di Van Gogh. Possono persino assalirci dubbi sulla casualità o la scelta di una tecnica come il dripping di Pollock, a cui si possono associare numeri.
C’è però il linguaggio stesso di chi visita un luogo che si arricchisce di quell’elenco di forme che la geometria ha per secoli cercato di classificare e che tuttora si amplia. Si possono descrivere i dettagli di un pavimento elencando tassellazioni, immaginare l’infinito sotto un colonnato gotico, portare l’attenzione sul locale e il globale di un dipinto con tecnica di puntinismo. Ogni luogo può in qualche modo riportare una idea matematica, basta ad esempio che ci sia una superficie di rotazione, quindi un vaso o una bottiglia o un portafrutta di design a forma di paraboloide.
Sicuramente ciascuna delle declinazioni di turismo matematico è vincente da un punto di vista didattico e va usato sia dal docente di matematica che da quello di arte. Ma anche chi non deve più essere interrogato è affascinato da questo rinnovato modo di raccontare l’arte e la matematica, perché mentre prepara un viaggio allena lo sguardo al dettaglio e ne apprende il nome, collezionando parole affascinanti come leminscata e trattrice, dodecaedro ed esaustione. All’arrivo nel luogo sarà proprio la lettura matematica a mostrargli che complessità di ciò che ci meraviglia richiede attenzione e dà un piacere anche razionale che nulla toglie all’emozione.
Il moltiplicarsi di questi racconti ha portato vantaggi sia al turismo che alla matematica.
Le guide turistiche hanno sperimentato laboratori scientifici e i musei associato ai reperti gadget geometrici. Viceversa, testi di matematica hanno interrotto l’elenco di formule con foto di forme artistiche. L’idea ha trovato un’ottima accoglienza di pubblico, poiché lascia al viaggiatore la libertà di andare nello stesso luogo e fare un’altra descrizione geometrica completamente diversa. Cantor diceva che “l’essenza della matematica è la sua libertà”, il turista matematico libera insieme matematica e parola cercando l’essenza della bellezza.
(Prossima puntata, il Salento)
Letture e approfondimenti
• Sandra Lucente, Itinerari Matematici in Puglia, Giazira Scritture (2016).
• Sandra Lucente, Itinerari Matematici in Basilicata, Giazira Scritture (2019).
• Silvia Benvenuti, Dodici passeggiate alla scoperta delle curiosità matematiche della Toscana, Mateinitaly (2021).