Come ha fatto notare Robinson (il settimanale di Repubblica), in questo nostro mondo afflitto da pandemie, crisi ecologiche e paure di ogni genere, la fantascienza – che incarna almeno in parte il nostro immaginario scientifico – sta cominciando ad abbandonare le distopie ammonitrici e le catastrofi per cercare invece qualche via di fuga.
Tuttavia, in questo post ci soffermeremo ancora per un po’ sulla fine del mondo e sui tanti modi immaginati dagli scrittori per dipingere la catastrofe definitiva. Il mese scorso abbiamo fatto tappa sull’immaginario a cavallo del 1900, ma in questo secondo appuntamento descriveremo tutte le 12 catastrofi che – secondo la fantascienza – potrebbero colpirci. La prima ① è la distruzione atomica, una tragedia che fu di gran moda dalla seconda guerra mondiale in poi.
Dopo Hiroshima e Nagasaki, per un certo periodo la fine del mondo letteraria divenne quasi esclusivamente atomica. Uno degli esempi più impressionanti è il romanzo Livello 7 (1959) di Mordecai Roshwald, un ebreo ucraino che raccontò la “distruzione reciproca assicurata” in una storia nella quale l’attacco viene scatenato, ma non si sa da chi (russi o americani?). Il protagonista è un anonimo soldato che dà il via al bombardamento finale nella convinzione che le mortali radiazioni non lo colpiranno, perché lui si trova al massimo livello di sicurezza… In altre storie la bomba colpisce in modo indiretto, con il cosiddetto “inverno atomico”: le polveri sollevate dalle esplosioni schermano la radiazione solare innescando una drammatica era glaciale come nel film The Day After Tomorrow (anche se in quest’ultimo il ghiaccio arriva per motivi ecologici, non nucleari).
Il secondo “the end” arriva dalla ② sovrappopolazione ma non è un finale molto gettonato, perché tutte le religioni esistenti puntano alla riproduzione priva di freni e quasi nessuno al mondo ritiene che questa sia una follia. La fantascienza ne ha parlato in romanzi come Tutti a Zanzibar, nel quale il britannico John Brunner ipotizzava un futuro in cui l’intera popolazione mondiale dell’epoca (era il 1968) si ritrovasse stipata sull’isola di Zanzibar.
La sovrappopolazione oggi, a 50 anni di distanza, è decisamente peggiorata, ma nessuno più se ne occupa: né la fantascienza né la politica. Una realtà che invece preoccupa tutti è ③ l’inquinamento, e i tg ne parlano più dei libri. Nella fantascienza l’inquinamento ha stimolato l’immaginazione soprattutto di autori italiani come Dario Tonani, che ha miscelato spazzatura e tv dando vita all’idea che una nuova droga possa far nascere cartoons viventi in un mondo degradato in romanzi come Infect@; o come Lukha B. Kremo che nel suo libro Pulphagus ha immaginato un intero pianeta destinato al trattamento dei rifiuti umidi terrestri, con conseguenze da brivido. Poi c’è ④ la rivolta di Gea, immortalata nel film E venne il giorno (2008) dell’indiano M. Night Shyamalan, nel quale gli uomini vengono indotti al suicidio da una micidiale tossina emessa dalle piante, in un disperato tentativo di salvare il pianeta prima che la nostra specie lo distrugga del tutto.
Difficile non ricordare un’altra storica ribellione della natura come quella descritta da Alfred Hitchcock nel film Gli uccelli (1963). Più banali sono le ⑤ catastrofi cosmiche come quelle di Armageddon (1998) e Deep Impact (1998), due film nei quali la Terra rischia di essere colpita da un asteroide o da una cometa. I protagonisti alla fine si immolano o hanno l’idea vincente, e il dramma finisce lì. Invece lo ⑥ scioglimento dei ghiacci dà origine a scenari più interessanti, anche se terribili. Il più estremo è quello delineato in Waterworld, un film che vede Kevin Costner destreggiarsi su un veliero di fortuna nel 2468, impegnato nella ricerca delle ultime terre emerse. Altrettanto attuali sono ⑦ le epidemie, che fino a un anno fa tutti consideravano fantascienza (nel senso di eventi impensabili) e poi, invece… Citiamo solo due film come Andromeda (1969) di Michael Crichton, nel quale il virus arriva dallo spazio, e un altro film più vicino a noi come Contagion (2011) di Steven Soderbergh, nel quale l’agente patogeno è altrettanto devastante ma di origine terrestre. Un sottotipo di epidemia – di grande appeal popolare – è quella in cui i malati perdono il senno e possono contagiare gli altri con un morso… la prima di queste “catastrofi zombi” fu immaginata nel romanzo Io sono leggenda (1954) di Richard Matheson: tutti diventavano vampiri assetati di sangue tranne un solo uomo, che si aggrappava disperatamente alla vita e alla ragione. Il protagonista di Matheson fu interpretato al cinema da Charlton Heston nel 1971 e poi da Will Smith nel 2007. Il vero simbolo di questo sottogenere, però, è la serie tv The Walking Dead, in onda ininterrottamente ormai da dieci anni.
L’ottava “fine del mondo” prevede ⑧ la scomparsa di tutti i maschi (o di tutte le femmine). Non ci crederete, ma non si tratta poi di una catastrofe così assurda. In natura, infatti, esiste un batterio di nome wolbachia che infetta insetti e nematodi (vermi) provocando in alcuni di essi alterazioni così gravi da sterminare o trasformare in femmine tutti i maschi della specie. Gli scrittori non si sono posti il problema del “come”, ma di tanto in tanto si sono divertiti a descrivere il dramma di un mondo senza uno dei due sessi. Perfino una giallista come P. D. James ha fatto una gita nella fantascienza scrivendo I figli degli uomini (1992), diventato nel 2006 un film nel quale Clive Owen e Julienne Moore cercano di salvare l’ultimo bambino rimasto al mondo. Curiosamente, il libro è ambientato proprio nel 2021. Si può citare anche Il mondo senza donne (1936) dell’italiano Virgilio Martini, un’opera chiaramente satirica che fu messa al bando dal fascismo ma fu prontamente tradotta all’estero… e cadde nuovamente sotto gli strali della censura nell’Inghilterra del 1954, con l’accusa di blasfemia.
Tornando all’astronomia, c’è ⑨ la distruzione fisica del Sole, per i più svariati motivi. Da quelli più ovvi, come la trasformazione della nostra stella in una gigante rossa, descritta nel film cinese del 2019 The Wandering Earth, disponibile su Netflix, a quelli più improbabili come l’idea che una razza galattica decida di distruggere il Sole per far posto a un’autostrada cosmica, che è lo spunto della serie umoristica in 5 romanzi intitolata Guida galattica per gli autostoppisti (se vi piace ridere, leggetela).
La fine del mondo numero ⑩ è la presa di potere delle intelligenze artificiali. Uno scenario temuto da decenni, che è alla base di uno dei film di fantascienza più famosi di tutti i tempi, Terminator. In questo film, e nei suoi numerosi seguiti, si scopre che in un futuro non troppo lontano (nel primo film si cita addirittura l’anno 1997) una rete di computer chiamata Skynet diventa cosciente e decide di prendere il controllo del pianeta sterminando tutti gli esseri umani. La macchina intelligente, il robot assassino, è presente nell’immaginario popolare fin dai tempi più remoti, quando l’automa veniva chiamato “golem” ed era la magia a evocarlo. Poi, con Asimov, ci fu l’upgrade da golem a robot e la scienza prese il posto della magia. Ma le paure sono rimaste le stesse. Quanto alla fine del mondo n° ⑪, l’invasione aliena, ci limiteremo a citare un divertente aneddoto su Orson Welles. Nel 1938, il futuro regista di Quarto potere lavorava alla radio e decise di raccontare un’invasione extraterrestre in uno sceneggiato radiofonico, strutturato però come un giornale radio. Orson Welles credeva di avere avuto un’idea originale e divertente, invece gettò nel panico milioni di americani che si sintonizzarono a metà della trasmissione e non capirono che si trattava di una fiction. Il programma scatenò un’emergenza nazionale, con le strade intasate da migliaia di persone convinte che la radiocronaca fosse autentica. Nell’America anteguerra la paura degli alieni era terribilmente concreta.
L’ultima fine del mondo fantascientifica è la più strana di tutte e si basa sui paradossi che nascono inevitabilmente con i viaggi nel tempo. ⑫ La scomparsa della nostra “linea temporale”. Il concetto è semplice ma difficile da digerire: supponiamo che si possa andare nel passato e, una volta arrivati, cambiare qualcosa… come fece un personaggio di Ray Bradbury che nel 2055 si iscrisse a un “safari temporale” per uccidere un T-Rex, ma uscì per un istante dal sentiero previsto e schiacciò una farfalla. Tornato nel suo tempo, l’uomo scoprì che il suo mondo non esisteva più e si ritrovò invece in una società oppressa da una feroce dittatura. È anche per via di questo racconto che è nato il concetto di effetto farfalla (diventato poi un caposaldo della teoria del caos), ovvero l’idea che in certe circostanze un cambiamento minimo possa avere conseguenze devastanti.
Ho tralasciato qualche fine-del-mondo essenziale? Scrivetemi!