La foto più “colorata” dell’universo

I due telescopi spaziali Hubble e Webb si uniscono per rilasciare un'immagine così ricca di colori da espandere le capacità dell'occhio umano. E rivelano un paesaggio di stelle e galassie con dettagli senza precedenti.

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La foto più “colorata” dell’universo

I due telescopi spaziali Hubble e Webb si uniscono per rilasciare un'immagine così ricca di colori da espandere le capacità dell'occhio umano. E rivelano un paesaggio di stelle e galassie con dettagli senza precedenti.

Questa straordinaria immagine pancromatica è il frutto della collaborazione dei due più iconici telescopi in orbita in questo momento, Hubble e il James Webb Space Telescope. In primo piano si vede un vasto ammasso di galassie noto come MACS041, situato a circa 4,3 miliardi di anni luce da noi. La foto – che combina la luce visibile e quella infrarossa per offrirci una delle viste dell’universo più complete mai ottenute – rivela una ricchezza di dettagli che sono possibili solo combinando la potenza di entrambi i telescopi.

Più a fondo

Il soggetto principale, MACS0416, è in realtà una coppia di ammassi di galassie in collisione che alla fine si uniranno per formarne uno ancora più grande. Questo ammasso è stato il primo protagonista di una serie di osservazioni super profonde dell’universo, ottenute da un ambizioso programma collaborativo chiamato Frontier Fields, inaugurato nel 2014. Hubble ha aperto la strada rivelando alcune delle galassie più deboli e più giovani mai osservate. Ora il Webb Telescope rafforza in modo significativo questa capacità, andando ancora più in profondità nell’universo primordiale con la sua vista a infrarossi.

Falsi colori

Se l’immagine fosse rappresentata con colori naturali, molti dei suoi dettagli non sarebbero visibili all’occhio umano. Lo spettro visibile, infatti, va da lunghezze d’onda di circa 0,4 micron (violetto) fino a 0,8 micron (rosso); mentre le immagini del Webb Telescope arrivano fino a 5 micron. Per questo, nell’immagine appena rilasciata si usano falsi colori: le lunghezze d’onda più corte della luce sono state codificate con il colore blu, quelle più lunghe con il rosso e quelle intermedie con il verde.

Galaxy cluster MACS1416 (Hubble and Webb images)
Le immagini di Hubble (a sinistra) e di Webb (a destra) a confronto (Foto: NASA, ESA, CSA, STScI).

Sguardi complementari

Questi colori sono importati anche perché forniscono indizi sulle distanze delle galassie: quelle più blu sono relativamente vicine e spesso mostrano un’intensa formazione stellare, come meglio rilevato da Hubble, mentre le galassie più rosse tendono ad essere più distanti e vengono rilevate meglio da Webb. Alcune galassie appaiono anche molto rosse perché contengono abbondanti quantità di polvere cosmica che tende ad assorbire i colori più blu della luce stellare.

Mostri lontani

Il dettaglio raggiunto dall’immagine permette di studiare fenomeni nuovi e affascinanti. Sono stati identificati infatti 14 oggetti transitori, cioè la cui luminosità varia nel tempo. Molti sono dovuti probabilmente ai fenomeni di lente gravitazionale che permettono di vederli (sono ingranditi dalla distorsione gravitazionale di altri corpi celesti, che agisce come una lente), altri probabilmente sono supernovae. In ogni caso, sono più del previsto, e anche questa è una notizia. E poi si intravedono due “mostri” lontanissimi, non a caso chiamati Mothra e Godzilla come i “kaiju” del cinema giapponese, antichi guardiani di un mondo – quello dell’universo primordiale – che lo sguardo di questi strumenti sta appena cominciando a svelare.

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