Il castello di Tagliolo Monferrato raccontato dal marchese che lo abita

-

Il castello di Tagliolo Monferrato raccontato dal marchese che lo abita

Nell’Alto Monferrato, a due passi da Ovada, c’è un piccolo borgo cresciuto attorno a un castello che vale la pena di visitare, perché è l’unico della zona ad aver mantenuto una continuità diretta con il passato. Siamo in provincia di Alessandria, nelle terre del Dolcetto – il nome viene dal “dusset”, le dolci colline che caratterizzano il paesaggio – e a raccontarci la storia di questo gioiello è il suo proprietario, il marchese Luca Pinelli Gentile.

Origini medievali

«Il castello è nato nel decimo secolo come torre di avvistamento antisaracena; poi nel ’300 è stata aggiunta una parte a scopo militare e nel ’600 è diventato una dimora residenziale», racconta il marchese. «La nostra famiglia vi è arrivata nel 1498 per via matrimoniale, come avveniva all’epoca: un mio antenato sposò Battistina Doria, che portò in dote il castello. La nostra era una famiglia genovese, quella dei Gentile, che nel 1750 è diventata dei Pinelli Gentile in seguito a un altro matrimonio: le due famiglie si sono fuse e hanno unito anche i cognomi e gli stemmi (v. foto sotto). Mi piace sottolineare il fatto che oggi ci sono tantissimi castelli nell’Ovadese, anzi è una delle zone più altamente castellate d’Italia, ma il nostro è l’unico ad aver mantenuto l’attività produttiva con le vigne e la cantina dentro il castello. Siamo rimasti dunque l’unico castello attivo, con un’attività legata alla famiglia tutto l’anno. Oltre a questo, da una trentina d’anni ospitiamo eventi – soprattutto matrimoni o eventi istituzionali e corporate – nella sala della bigattiera, dove anticamente c’erano i bachi da seta (“bigat”). E poi nel borgo medievale adiacente al castello, che fa parte della nostra proprietà, ospitiamo sette famiglie che vivono qui tutto l’anno e abbiamo alcuni spazi – una trentina di posti letto – che diamo in affitto prevalentemente a stranieri».

stemmi tagliolo
Gli stemmi delle famiglie Pinelli (a sinistra) e Pinelli (a destra), nella sala della bigattiera del castello di Tagliolo (Foto Josway).

Due vagoni di terra da Bordeaux

Il castello si trova a circa 300 metri di altitudine ed è circondato da 12 ettari di vigneto, dedicato alla produzione di Dolcetto, Pinot Nero, Barbera e Cortese. «La mia famiglia è qui da 5 secoli e abbiamo sempre prodotto vino», dice il marchese. «A seconda delle generazioni, c’è stato chi ha dato più o meno importanza a questa attività. Mio nonno, per esempio, nel periodo delle due guerre mondiali non se ne è preoccupato tanto. I miei bisnonni, invece, erano talmente appassionati che hanno presentato i nostri vini sia all’Expo di Parigi del 1889, sia a Bordeaux nel 1895. Arrivarono a comprare due vagoni di terra da un vigneto di Bordeaux e li portarono con il treno a Ovada, dove il carico fu traferito su carri trainati da buoi fino al castello».

Protetti da San Carlo

In cinque secoli, il castello ha visto di tutto: oltre a vino e matrimoni, anche guerre e pestilenze. «Nel 1630, i dintorni di Tagliolo erano flagellati dalla peste, perciò la popolazione locale con il sindaco e con il mio antenato di allora fecero un voto a San Carlo Borromeo, al quale tra l’altro è dedicata la chiesa parrocchiale», racconta Pinelli Gentile. «In quell’occasione San Carlo intervenne e aiutò Tagliolo; infatti il paese fu in gran parte risparmiato da questo flagello. Durante la Seconda guerra mondiale, invece, i tedeschi hanno occupato il castello per un paio d’anni. Mio nonno fu pregato di allontanarsi, ma prima di farlo riuscì a custodire tutti i beni più preziosi in nascondigli sotterranei, così che non venissero saccheggiati. Fortunatamente questa non era comunque una zona di combattimenti, era soltanto un presidio, quindi il castello riuscì a superare indenne il periodo dell’occupazione».

Link e approfondimenti

• Il sito del Castello di Tagliolo.

 

Il viaggio più estremo

CoverI Buco Nero

Primo piano

Categorie più popolari

Recent comments