La chiesa sospesa tra la terra e il cielo

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La chiesa sospesa tra la terra e il cielo

Incastonata in una falesia che guarda a oriente, la basilica della Madonna della Corona è un miracolo sospeso nella roccia. È a tutti gli effetti una chiesa semirupestre come quelle che abbondano nel Tigrai e in tante altre aree del Mediterraneo e del Medio Oriente; ma ha un’insolita architettura in stile veronese che la rende unica. Siamo ai margini del Monte Baldo, tra il Lago di Garda e Verona. E ci accingiamo a scendere dal sentiero che parte dal piccolo borgo di Spiazzi.

“Non gettare, c’è la gente!”

Camminando lungo la strada asfaltata che porta a destinazione, c’è un cartello un po’ arrangiato con la scritta: “Attenzione! Non gettare nulla sotto. C’è la gente”. Se ne deduce che la chiesa è proprio lì dietro, e che forse qualcuno in passato ha lasciato distrattamente cadere qualcosa. Chissà. La strada prosegue per poche centinaia di metri, fiancheggiata da una parete rocciosa ricca di grotte e di anfratti, toccando le tappe di una Via Crucis che è stata aggiunta per arricchire l’esperienza di chi si reca al santuario. E quando si arriva all’ultima curva, ecco che lo spettacolo si apre agli occhi: alle prime luci del giorno, da dietro la roccia si disvela il profilo della chiesa.

Madonna della Corona
L’interno della chiesa (Foto A. Parlangeli).

Oltre il tunnel

Per raggiungerla occorre scendere ancora qualche metro, percorrere un tunnel che sembra scavato con il piccone, poi una lunga scalinata. E ci si trova infine nell’ampio piazzale d’ingresso, con la vista che spazia sulla valle dell’Adige. Qui, se è inverno come ora e se ci si attarda a guardare il paesaggio e a scattare foto, può capitare di assistere alla caduta una stalattite di ghiaccio, che va in frantumi con grande fragore. Il pensiero torna al cartello visto poco prima, e all’inquietudine che per mille motivi qui possa sempre cadere qualcosa dall’alto.

Il tempio nel luogo esatto in cui secondo la leggenda fu ritrovata la statua della Madonna (Foto A. Parlangeli).

Apparizione miracolosa

Le origini del santuario affondano nella leggenda. Si narra infatti che l’edificio sia stato costruito nel luogo del miracoloso ritrovamento di una Pietà proveniente da Rodi e sfuggita ai saccheggi dei turchi. Di certo la scultura risale ai primi del ’400, ma il luogo – con le sue grotte e le sue suggestioni – era considerato sacro già da molto prima. Divenne santuario nel 1625, per iniziativa dei Cavalieri di Malta che fecero riedificare la chiesa.

Pareti di roccia

Quando si varca la porta d’ingresso, si resta soprattutto colpiti dalla Pietà circondata da un vortice di angeli che decora la parete rocciosa dietro l’altare. Sulla fiancata sinistra, c’è un’altra parete di roccia che custodisce una lastra di marmo intrisa di olio di nardo, simbolo di cristianità. La navata destra, è invece decorata di ex-voto.

Il santuario visto dal basso, dal sentiero che arriva da Brentino Belluno (Foto A. Parlangeli).

Nella grotta

Oltre alla chiesa, le attrazioni per i pellegrini e i turisti sono molte. C’è una scala santa da percorrere scalzi o in ginocchio, un “sepolcreto degli eremiti”, un vecchio ospizio costruito per ospitare i pellegrini e un tempietto esagonale (Sacellum Pietatis) edificato nel luogo esatto in cui, secondo la tradizione, fu ritrovata la statua attorno alla quale è stato costruito il santuario. Ci sono infine anche i tanti gradini che portano a Brentino Belluno, seicento metri più in basso. Lungo la strada, un’altra grotta dedicata alla Madonna che custodisce un’altra Pietà. Ai suoi piedi, un vaso con la più semplice delle rime: “A te, mamma celeste, offriamo questo fiore con amore”.

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